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Storia di una traduzione

Ultimo Aggiornamento: 29/08/2012 15:36
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Città: PIAN DI SCO
Età: 76
Sesso: Maschile
29/08/2012 15:36

... o, meglio, della traduzione di una parola
La parola è greca ed è “paraklètos” (παρακλέτος).
E’ un appellativo dato da Giovanni a Gesù (Giovanni 14, 16 / I Giovanni 2, 1) e allo Spirito Santo (Giovanni 14, 26 / 15, 26 / 16, 7).
Solo Giovanni, fra tutti gli scrittori del NT, usa questa parola.
La traduzione che più comunemente troviamo nelle nostre bibbie nei passi citati sopra è “consolatore” in quelli del vangelo di Giovanni; e “avvocato” in quello di I Giovanni.
Tuttavia, molti traduttori cattolici preferiscono la traslitterazione della parola greca e quindi παρακλέτος viene reso con “paràclito”.
E’ molto interessante, però, notare che alcune versioni non seguono la consuetudine sopra riportata. Ne riporto alcune.
La LDC, Traduzione Interconfessionale In Lingua Corrente (1976), traduce con “avvocato” in tutti i passi citati sopra ad esclusione di Giovanni 16, 7 dove “paraklètos” viene tradotto con “lo Spirito che vi difende”.
La Traduzione del Nuovo Mondo (1967, Testimoni di Geova) traduce sempre con “soccorritore”.
La New English Bible (1972) traduce con “advocate” (avvocato) in tutti i passi ad esclusione di quello di I Giovanni dove traduce con “one to plead our cause”, che significa “uno che difende la nostra causa”.
Mi sembra un quadro piuttosto interessante, che la dice lunga su quale debba essere la traduzione più corretta.

Nella lingua italiana i termini “consolatore” e “avvocato” non hanno niente da spartire fra loro, sono due vocaboli con significati completamente diversi fra loro.
Dal “Dizionario Garzanti” (1982):
consolatore: che consola;
consolare: 1- dare sollievo, alleviare
2- allietare, procurare piacere
3- ricreare, confortare

avvocato: 1- colui che in sede giudiziaria sostiene le ragioni di una delle due parti;
2- (per estensione) difensore, protettore
Due significati completamente diversi, quindi, che non possono, dal punto di vista della lingua italiana, essere entrambi usati per tradurre uno stesso vocabolo greco.
E’ un fatto, però, che molti traduttori rendono “paraklètos” con “consolatore”.

Breve storia
Gli scritti più vicini ai libri del NT, come la Didachè e La lettera di Barnaba, traducono“paraklètos” con “intercessore”.
I cosiddetti “padri della chiesa”, invece, lo traducono chi con “avvocato”, chi con “intercessore”, chi con “consolatore”, chi indifferentemente con l’uno o con l’altro.
Ma è molto interessante notare, circa la scelta di “consolatore”, quanto dice Giovanni Crisostomo, uno dei summenzionati padri della chiesa:
“… era più che ragionevole desiderare … la sua presenza corporea e che non si rassegnassero alla sua assenza. Che disse allora? Pregherò il Padre che vi mandi un altro consolatore.”

Chiaramente, dunque, la scelta di tale traduzione si fondava “sul tono generale dei discorsi di commiato (cioè i discorsi riportati da Giovanni 14, 15 e 16) che vogliono consolare i discepoli per la partenza del loro maestro”.
Non traduzione di un vocabolo, dunque, ma spiegazione di un sentimento provocato da una presenza (quella dello Spirito, dato al posto di Gesù).

Arrivando a tempi più prossimi a noi, quando con l’invenzione della stampa cominciavano a proliferare sempre più le versioni della Bibbia nelle varie lingue europee, troviamo Lutero tradurre “paraklètos” con “consolatore” e dopo di lui molti seguire la stessa consuetudine. Ma anche Lutero, come già i padri della chiesa, non opera la traduzione di una parola, ma esprime la sensazione provocata nei credenti dall’azione dello Spirito.

E, infine, due parole sulla presunta derivazione del sostantivo “paraklètos” (παρακλέτος) dal verbo “parakalèo” (παρακαλέω).
Questo verbo ha il significato di:
1 – chiamare a sé; 2 – pregare, chiedere; 3 – incitare, esortare (esortare in senso amichevole si avvicina a “confortare”, “consolare”).
Già da quanto appena scritto risulta che lo stesso verbo “parakalèo” ha un significato che solo di striscio tocca “consolare”.
Ma c’è di più.
Il significato di “paraklètos” … è mutuato dalla vita giuridica: avvocato, patrocinatore, intercessore nella istanza di sua competenza. La forma passiva del termine non impedisce che il “paraklètos” sia concepito in termini attivi come colui che parla per qualcuno davanti a qualcuno senza che quest’uso linguistico richieda alcun riferimento al verbo attivo “parakalèo”.

… è ingiustificato voler determinare il … contenuto di un termine … in base al significato del verbo da cui deriva. Infinite volte il verbo e il sostantivo hanno percorso vie del tutto indipendenti.

Quindi la conclusione è che “consolatore” non è affatto una traduzione del termine “paraklètos”.
La traduzione esatta è “intercessore” e lo mostrerò nel prossimo post.



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