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F - Cosa pensa di lui Paolo: 2

Ultimo Aggiornamento: 30/06/2015 09:34
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30/06/2015 09:34

ETICHETTE

COLOSSESI 2, 9
... secondo Cristo, perché in lui abita corporalmente la pienezza della Deità ...

Se Paolo fosse stato trinitario avrebbe avuto qui una grandissima occasione per dimostrarsi tale: ci starebbe proprio bene, “in Cristo abita corporalmente la Trinità”. Ma Paolo è ben lungi dall’essere tale.
Innanzitutto qui Paolo dice la stessa cosa del precedente passo di Filippesi 2, 7 e cioè che Dio è in Cristo e che abita in lui non con misura ma “pienamente”, Dio non è con Cristo in modo limitato come può esserlo stato con Davide, o con Saul (prima che questi disubbidisse), o con altri uomini di Dio; Dio “abita” pienamente, totalmente in Cristo.

Chi ha creato le “etichette” come “trinità” o simili, ha creduto di poter spiegare, e quindi comprendere, che cosa fosse Dio, come fosse fatto, e quindi di poterLo definire (= dare un contorno, quindi un limite) con una parola o una frase.

Paolo, con molta più umiltà, dice “Deità” che non definisce, quindi non limita, perché Paolo stesso non sa con precisione cosa sia Dio, come sia costituito. E, a questo proposito, ci sono passi del VT che ci lasciano perplessi a causa della loro stranezza.

Ad esempio Esodo 3, 2-3 che prima parla di “angelo di Jahweh in mezzo al fuoco” e poi dice che “Jahweh lo chiamò di mezzo al fuoco”: si tratta di Dio o di un suo angelo? o si tratta invece di due modo diversi per dire la stessa cosa? e allora, che cosa è la deità o divinità?

Un altro passo “strano” lo troviamo in Genesi 18, 1-4.
Abramo vede 3 uomini, va loro incontro e si rivolge a loro come se fossero una persona sola: “Ti prego Signore (Adonai nell’ebraico) se ho trovato grazia ai tuoi occhi …”.
Sembrerebbe una conferma della trinità. Ma non è affatto così.
Il successivo v. 16 e poi al v. 22 dice che “quegli uomini si alzarono e volsero lo sguardo verso Sodoma … e si avviarono verso Sodoma”.
Ma 19, 1 ci dice che solo due dei tre arrivarono a Sodoma e ci dice che questi erano due angeli.

Un altro passo “strano” è Genesi 16, 13.
I precedenti versetti 7, 9, 10, 11 dicevano che era “l’angelo del Signore” a parlare ad Agar; ma il 13 dice che “Agar diede al Signore (Jahweh, cioè il tetragramma, nel testo ebraico), che le aveva parlato, il nome di Atta-El-Roi …”. Angelo del Signore o Jahweh? o due modi per dire la stesa cosa?

Questa apparente confusione, questa non-definizione, contrasta con l’uso normale dei filosofi che tendono sempre ad apporre etichette sui concetti che elaborano.
Dicevo che Paolo, con più umiltà, non dà etichette che “definiscono”, cioè che contornano in modo preciso il concetto “Deità” perché lui stesso non è in grado di farlo.
E i passi di Genesi sopra riportati mostrano quanto sia incerto, per la nostra capacità di comprensione, il concetto “Deità”: cos’è “l’angelo del Signore”? è Dio stesso o qualcos’altro?
Altrove , ad esempio in I Samuele 16,14, si parla di “spirito del Signore” che abbandona Saul: chi è? è Dio stesso o è qualcun altro?

Quindi dobbiamo pensare che la Deità è qualcosa che noi non siamo in grado di “contenere” nella nostra testa e dobbiamo accontentarci di pensare che Dio è più di quello che noi possiamo capire, che Dio è più di quello che noi possiamo leggere nella stessa Scrittura; e il tentativo di escogitare, come fanno i vari filosofi, delle forme di spiegazione di questo concetto è assolutamente arbitrario. L’idea di trinità è una di queste forme ma dal momento che la Scrittura non usa questo termine, ciò significa che la stessa Scrittura non intende inculcarci questa idea.
Quindi, quel che Paolo vuol dirci in questo passo di Colossesi è che Dio, tutto, non sappiamo come sia fatto, come sia costituito, Dio abita “tutto” nella persona di Cristo Gesù.

Ho sentito spesso dire: “ma se Dio è dentro Gesù di Nazareth, come fa ad essere altrove? Gesù prega il Padre come se fosse fuori di lui, come può allora il Padre essere dentro di lui? e se è dentro di lui, non potrebbe semplicemente parlare con sé stesso?”
Beh la risposta più semplice è che 1) Dio è in grado di fare quel che vuole perché PUO’ e 2) il nostro concetto di “persona” può applicarsi adeguatamente solo a un essere umano ma non a Dio il quale, essendo spirito, è fuori da questo nostro concetto.

Noi siamo esseri materiali e quindi limitati dalla nostra stessa materialità che ci impedisce di essere ovunque il nostro spirito desideri essere.
Per Dio non è così, Lui non ha limiti, può essere ovunque senza che di Lui “manchi qualche pezzo.
Lui si autolimita in Gesù di Nazareth, che ha un corpo materiale e questo determina, per Gesù di Nazareth, la necessità di restare in intima comunione col “Tutto” di Dio, che è tale sia in Gesù di Nazareth sia ovunque.




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