La quarta parola

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AlfredoGennari
00giovedì 7 febbraio 2013 08:28
Il sabato - Uno su sette. Per tirare il fiato.
Potrebbe essere questo il succo del significato del sabato biblico. Almeno, se usiamo un nostro modo di parlare o scrivere.

Però, questo succo, doveva essere rivestito da una scorza plausibile per l’uomo di 3-4000 anni fa. Doveva essere di origine divina per poter essere capita.
Mosè riceve da Dio stesso il succo con la scorza.

Originalità - Va detto che solo Israele, fra tutti i popoli antichi, ha operato la divisione del tempo in settimane: sei giorni di lavoro e uno di riposo.
E questo è già segno di estrema originalità in un contesto in cui il ciclo lunare, noviluni e pleniluni, era la base per la suddivisione del tempo.
E a cosa potrebbe essere dovuta una tale originalità di Israele?
Certamente a un’altra originalità, e cioè quella di avere avuto da sempre un unico Dio.
Meglio ancora, al fatto di essere stato scelto, Israele, dall’unico Dio come Suo popolo. Scelta fatta in Abramo.
Il sabato ha una così grande originalità da essere il distintivo, insieme alla circoncisione, della stessa nazione e religione ebraica. Quando Israele perderà la sua terra, nel 70 d.C., quando non avrà più il tempio per celebrare il suo culto e sarà disperso in tutti i continenti, l’osservanza del sabato continuerà a distinguerlo da tutte le altre nazioni.
E per questa grande importanza data al sabato che i Farisei se la prendevano tanto con Gesù che, secondo loro, ne stava minando le basi. Questo non è vero, Gesù non voleva affatto minare le basi sabato, ma loro pensavano così e sono arrivati addirittura ad ucciderlo.

Un pensiero diverso – Si vorrebbe far derivare il sabato ebraico da altre culture, magari più antiche di storia, come quella babilonese. Ma ogni tentativo non trova giustificazioni di un qualche valore.

C’è il termine “shapattu”, babilonese, che ha solo una somiglianza etimologica con lo “shabbat” ebraico. Entrambi i termini contengono l’idea di “segnare un limite”: del mese per lo “shapattu”, della settimana per lo “shabbat”.
“Shapattu” significa “plenilunio” e, si sa, il plenilunio arriva ogni 15 giorni e non ogni 7. In quel giorno i Babilonesi non lavoravano, ma solo perché era considerato giorno nefasto, portava scalogna. Un po’ come la superstizione del gatto nero che ti attraversa la strada: se ti succede (ho conosciuto personalmente un tipo così) mentre esci di casa, rientri e te ne stai rinchiuso fino al giorno doèpo.
“Shabbat”, invece, era un giorno di festa, pur se con significato religioso, ma non era assolutamente considerato giorno nefasto.

Sempre fra i Babilonesi erano considerati infausti i giorni 7, 14, 21, 28, ma solo quelli di due mesi dell’anno, Elul e Marcheshwan. Quindi solo somiglianza apparente col sabato ebraico.

I testi:
Esodo 20, 8-11: Ricordati del giorno del riposo per santificarlo. Lavora sei giorni e fa tutto il tuo lavoro, ma il settimo è giorno di riposo, consacrato al Signore, Dio tuo; non fare in esso nessun lavoro ordinario, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo servo, né la tua serva, né il tuo bestiame, né lo straniero che abita nella tua città, poiché in sei giorni Dio fece il cielo, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi e si riposò il settimo giorno; perciò il Signore ha benedetto il giorno del riposo e lo ha santificato.

Deuteronomio 5, 12-15: Osserva il giorno del riposo per santificarlo, come il Signore, tuo Dio, ti ha comandato. Lavora sei giorni, e fa tutto il tuo lavoro, ma il settimo è giorno di riposo consacrato al Signore Dio tuo; non fare in esso nessun lavoro ordinario, né, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo servo, né la tua serva, né il tuo bue, né il tuo asino, né il tuo bestiame, né lo straniero che abita nella tua citta, affinchè il tuo servo e la tua serva riposino come te. Ricordati che sei stato schiavo nel paese d’Egitto e che il Signore, il tuo Dio, ti ha fatto uscire di là con mano potente e con braccio teso; perciò il Signore, il tuo Dio, ti ordina di osservare il giorno del riposo.
Quindi uno su sette ti devi fermare 1) perché così ha fatto anche Lui, 2) anche chi lavora per te si deve poter fermare, proprio come avresti voluto tu quando eri schiavo in Egitto.

E oggi? – E oggi non è cambiato niente, il principio base del sabato, uno su sette devi stare fermo, resta sempre valido e va osservato. E’ chiaro che oggi non ti ammazza nessuno, ma il comandamento prescinde dal cambiamento di epoca e di consuetudini, l’essere umano è sempre lo stesso, ha bisogno di pause per non sballare, e la pausa ha la stessa cadenza indicata da Dio a Mosè: uno su sette.

Sabato o domenica? – Ferma restando la base (uno su sette) ha ben poca rilevanza se la pausa viene fatta di sabato o di domenica; il sabato era il segno distintivo di Israele, i cristiani hanno un altro segno distintivo.
Che non è la croce o il crocifisso, di cui si fa tanto parlare oggi (novembre 2009, crocifisso nelle aule scolastiche o no?); quello, semmai è il segno distintivo della Chiesa Cattolica, che continua a vedere un Gesù morto (e quindi da sostituire col suo papa) da mostrare ovunque.
Il segno distintivo è la risurrezione di Gesù e questa è avvenuta il giorno dopo il sabato, il primo giorno della settimana per gli Ebrei (gli scrittori del Nuovo Testamento erano Ebrei), e quindi la domenica.





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