Aborto = uccidere?
A -
Oggi si dice che l’aborto sia un omicidio e quindi sarebbe, se così fosse, espressamente proibito dalla sesta parola.
Nell’antichità l’aborto non era considerato omicidio:
Aristoltele lo considerava un possibile metodo di controllo delle nascite, mentre
Platone lo considerava opportuno in certi casi, come nei concepimenti da parte di uomini e/o donne troppo maturi.
La stessa Bibbia non lo considera un omicidio. Certo non dice “abortite tranquillamente, donne”, né lo propone come metodo contraccettivo. Lo ritiene semplicemente qualcosa di possibile accadimento nella vita umana.
Ed è da un passo del Vecchio Testamento (Esodo 21, 22-25 (non ci sono altri passi che ne parlino esplicitamente)
che si ricava che l’aborto non era considerato omicidio, né era pensato secondo le modalità di Aristotele e Platone. Ecco il passo:
Se durante una rissa qualcuno colpisce una donna incinta e questa partorisce senza che ne segua altro danno, colui che l’ha colpita sarà condannato all’ammenda che il marito della donna gli imporrà e la pagherà come determineranno i giudici;ma se ne segue danno, darai vita per vita, occhio per occhio ... .
Un breve esame del brano.
partorisce - E’ questa la traduzione esatta del verbo ebraico. Ma va da sè che un parto prematuro equivale a un aborto (dal latino “aboriri” = “perire”, “nascere anzitempo”) in tempi in cui la tecnologia non permetteva certo di salvare un feto immaturo.
altro danno – Il danno causato è la morte del feto (aborto) e per questo deve essere pagata una multa. Ma se il danno fosse “altro” e quindi riguardasse la donna (morte o lesione di qualche tipo) allora non basterebbe più una semplice multa ma
vita per vita, occhio per occhio ... .
Quello che se ne ricava è che il feto non ha il valore di una persona, che persona è solo chi già è autonomo rispetto alla madre.
B -
Ma da cosa nasce l’idea che procurare aborto equivalga ad uccidere?
Evidentemente, visto che il “Non uccidere” riguarda persone autonome, si deve ritenere che anche il feto non autonomo equivalga ad una persona autonoma.
All’origine di questa equivalenza (feto non autonomo=persona autonoma), c’è la cosiddetta LXX, versione greca della Bibbia ebraica, fatta circa 200 anni prima di Cristo, la quale traduce il brano succitato di Esodo 21, 22-25, distinguendo tra feto “informe” e feto “già formato”:
Se due uomini litigano, urtano una donna incinta in modo tale che ne esca il figliolino ancora informe, si pagherà una penale, come avrà imposto il marito e si pagherà secondo la stima. Se invece ne uscirà una creatura già formata, allora si darà vita per vita, occhio per occhio ,dente per dente
Ovviamente, questa non è una traduzione ma una interpretazione del brano originale ebraico citato più sopra, nel quale non esiste per niente la “chiarificazione” (“informe”, “già formato”) fatta dalla LXX.
C -
La LXX e la critica testuale
Voglio qui far notare che una delle regole della Critica Testuale nel ricercare il testo originale di una qualsiasi opera antica (delle opere antiche noi possediamo solo delle copie manoscritte in numero più o meno grande) è quella di “sospettare” di tutte le “chiarificazioni”, perché quasi certamente si tratta di interpretazioni non sempre (o quasi mai) in armonia col significato voluto dall’autore del testo originale. E va detto anche che la Critica Testuale è una scienza che ha dato ottimi risultati nello stabilire il testo originale di tutte le opere antiche, compresa la Bibbia.
Una breve nota circa la LXX. Secondo i padri della chiesa (=personaggi rilevanti nell’ambito della chiesa dei primi secoli), questa era una traduzione ispirata da Dio e quindi da prendere con grande reverenza e rispetto. I padri, infatti, prendevano per buone buone alcune storie nate per raccontare in quale modo eccezionale fosse nata questa versione. In particolare una di queste storie era particolarmente fantasiosa e quindi era creduta vera da “padri” fra i più importanti (Ireneo, Clemente Alessandrino, Cirillo, Agostino di Ippona). Si diceva che il re Tolomeo II, grande estimatore degli Ebrei, volendo arricchire la già ricchissima biblioteca di Alessandria d’Egitto (la più grande del mondo antico), desiderasse che ne facesse parte una traduzione greca della Bibbia ebraica e a tale scopo facesse arrivare da Gerusalemme 72 rabbini (6 da ognuna delle 12 tribù) e li facesse isolare, uno per cella, in celle separate in una casa dell’isola egiziana di Faro. Dopo 72 giorni furono presentate al re 72 traduzioni tutte perfettamente uguali. Miracolo!
La LXX era miracolosa e come tale andava presa. Secondo i “padri della chiesa”.
D -
La "spiegazione" dei teologi
Quindi, sulla traduzione-interpretazione della LXX, ritendola di origine divina, si sono buttati a capofitto i cosiddetti “padri della chiesa”, i quali subito “spiegarono” cosa in realtà significassero le espressioni figliolino ancora informe e creatura già formata.
E “spiegarono” che “informe” significava “senz’anima”, mentre “già formato” significava “con l’anima”. Ovviamente, “anima” sta per “spirito”, cioè quel qualcosa che lega l’essere umano a Dio, il quale originariamente “soffiò” il Suo alito nell’uomo (Genesi 2, 7)
Ma qual’era il momento in cui il feto passava da “informe” a “già formato”?
Bella domanda! Siamo totalmente nel campo della metafisica! E completamente fuori dal campo della realtà constatabile! Roba da ... teologi (o da ricerca del sesso degli angeli)!
Qui nacque un’altra bella teoria: il maschio riceverebbe l’anima prima della femmina.
Quanto prima?
E a quanto dal concepimento?
Secondo i filosofi stoici ogni anima entrava nel corpo di destinazione al momento della nascita di quest’ultimo.
Qualcuno dei padri (e qui c’è un uso veramente infame della Bibbia!) ha detto, sulla base di Levitico 12, 1-5, leggetelo per favore, che i maschi ricevono l’anima dopo 40 giorni e le femmine dopo 80 giorni dalla nascita.
Però entrambe queste due teorie non rendono conto del feto “informe” o “già formato” di cui sopra. Bisognava trovare, per l’infusione dell’anima, un momento antecedente la nascita. Incertezza generale, varie idee.
Oggi si taglia la testa al toro e si dice che l’infusione dell’anima avviene nel momento preciso del concepimento. Beh, perlomeno è un atto d’amore quello che infonde l’anima, ammesso che di atto d’amore (e non di violenza o di mera libidine) si tratti!
Nota bene che il concetto di infusione dell’anima è un concetto desunto dalla filosofia greca, in particolare da Platone il quale diceva (mito del sole nel suo dialogo "Fedone") che tutte le anime stavano al seguito del carro del sole che solca il cielo da oriente a occidente, in attesa di essere fatte scendere dentro ogni corpo umano che nasceva.
E -
Conclusione
Ma al di là di tutte le fantasie metafisiche resta il fatto, piuttosto evidente, che la Bibbia non dà al feto la dignità di persona, per cui quando essa dice “Non uccidere” non pensa minimamente all’aborto.
E’ per ben altri motivi che l’aborto è una pratica da evitare.