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I Giovanni 1, 1-4

Ultimo Aggiornamento: 29/05/2012 16:27
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Post: 630
Città: PIAN DI SCO
Età: 76
Sesso: Maschile
21/04/2012 15:49

1 Quel che era dal principio, quel che abbiamo udito, quel che abbiamo visto con i nostri occhi, quel che abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato della parola della vita

L’autore di questa epistola non si nomina, ma semplicemente si qualifica come testimone oculare, auricolare e tattile di una persona ben precisa.
E un testimone di una tal fatta non può essere che attendibile.
Chi è?
Solo i dodici scelti da Gesù possono affermarsi testimoni in questo modo, per cui è giocoforza cercarlo fra i dodici.
Fin da sempre è stato identificato con Giovanni di Zebedeo.

Il primo a scriverne esplicitamente è Ireneo di Lione intorno al 180 d.C.; dice che Giovanni è vissuto e morto a Efeso o comunque nella zona di Efeso. Dalla stessa zona proviene anche l’Apocalisse, scritto dall’apostolo mentre era prigioniero a Patmos, un’isoletta di fronte alla costa dell’Asia Minore, la zona in cui si trova Efeso, appunto.
Si dice che Giovanni sia morto vecchissimo e che, pertanto, sia stato conosciuto da personaggi come Policarpo di Smirne e da Papia di Gerapoli (le due città si trovano a poca distanza da Efeso). Tuttavia è sempre e soltanto Ireneo a sostenere che i due personaggi sopra citati abbiano conosciuto personalmente Giovanni; infatti Papia non ha mai detto di averlo conosciuto, come risulta da un frammento di un suo scritto conservato da Eusebio di Cesarea.
Bisogna pensare, tuttavia, che Ireneo, nel suo Adversus haereses (Contro le eresie), opera dalle quale si ricavano le suddette notizie, aveva la preoccupazione di unificare e legare tutte le tradizioni cristiane facendole derivare direttamente da Gesù Cristo tramite i suoi apostoli e, quindi, nella chiesa che, secondo lui, era la sola affidabile essendo stata fondata dai due massimi apostoli Pietro e Paolo (teoria tutta sua e storicamente falsa! E comunque in netto contrasto con i dati del NT!). Lui stesso, inoltre, avrebbe ricevuto direttamente da Giovanni apostolo l’insegnamento tramite Policarpo di cui era stato discepolo.
Adversus haereses è un libro polemico e nella polemica e facile dire e scrivere azzardi.
Ireneo è anche l’inventore della cosiddetta “successione apostolica”, dottrina secondo la quale i vescovi sarebbero i designati successori degli apostoli. Ovviamente non esiste niente nel NT che possa confermare una tal dottrina; basti pensare che i dodici apostoli avevano la funzione precisa, unica e non trasmissibile, di essere “testimoni” di Gesù (Atti 1, 8) e della sua risurrezione (Atti 1, 22).

Ecco dunque un possibile svolgimento dei fatti.
Dopo la pentecoste (Atti 2, all’incirca 30 d.C.) tutti gli apostoli predicano oralmente il messaggio di Gesù per almeno 20 anni.
A un certo punto qualcuno si rende conto (vedi II Pietro 1, 15) che sarebbe stato necessario scrivere ciò che era necessario per la fede (vedi Giovanni 20, 30-31), per cui quella che è detta tradizione orale viene raccolta sotto la supervisione degli apostoli e messa per iscritto.
Questo presuppone che la stesura dell’intero NT sia avvenuta entro il 70 d.C., anno della distruzione di Gerusalemme e del tempio; e nessun libro del NT, infatti, parla di un tempio già distrutto ma solo se ne parla in termini di profezia (vedi Matteo 24, 15 ss.) con la imprecisione propria delle profezie, per cui non c’è nessun azzardo a sostenere che i tutto il NT sia stato redatto in forma scritta viventi gli apostoli.
Contemporaneamente vengono scritte diverse lettere – il più prolifico in questo è Paolo - per specificare bene alcuni dettagli non del tutto chiariti dalla predicazione orale, ma queste lettere presuppongono quella tradizione orale che stava per essere scritta nei vangeli.
E allora Giovanni, che per 20-30 anni aveva predicato la buona notizia, all’inizio degli anni 60 scrive la sua prima epistola, mentre il suo vangelo, già predicato e divulgato ovunque oralmente, stava per essere scritto.




1 Quel che era dal principio

Praticamente: “quel che era da sempre”.
Si può discettare su cosa intendere per “principio”: “dal principio della creazione” o “dall’eternità”? E cos’è “eternità”? non è forse “qualcosa” che è fuori dal tempo? e che proprio per questo non è misurabile con unità di misura del tempo?
Il nome che Dio ha comunicato a Mosè (Esodo 3, 14) è “Io sono”, cioè qualcuno che “è” indipendentemente da ogni forma di misurazione temporale.
Quindi, come anche in Giovanni 1, 1, quel “principio” indica il momento in cui inizia la creazione dell’universo; così è nel nostro caso per cui si deve leggere: “colui che è già nel momento in cui stava per iniziare il mondo, noi lo abbiamo visto udito toccato”.



2 poiché la vita è stata manifestata e noi l’abbiamo vista e ne rendiamo testimonianza, e vi annunziamo la vita eterna che era presso il Padre e che ci fu manifestata

Vedi Giovanni 1, 4.14
L’autore di questa epistola esprime ciò che nel Vangelo di Giovanni aveva già trovato espressione: la Parola è vita e si è manifestata con un corpo umano, vivendo in mezzo agli uomini. Ancora Giovanni 14, 6 e 11, 25: Gesù è vita.
Dunque la vita che era presso il Padre si è manifestata, io l’ho vista e ve lo comunico: questo ci dice l’autore di questa lettera.
Vedi anche Filippesi 2, 6-7.




3 quel che abbiamo visto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché voi pure siate in comunione con noi; e la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio Suo, Gesù Cristo.
4 Queste cose vi scriviamo perché la nostra gioia sia completa.


Scopo di questa comunicazione è quello di creare comunione fra autore e lettori e, di conseguenza, col Padre e con Gesù Cristo.
Qui l’autore si preoccupa di far notare che Gesù di Nazareth non solo è Figlio di Dio ma è anche il Suo Unto, cioè “scelto” (Messia in ebraico tradotto in greco dà Cristo, entrambi tradotti in italiano danno Unto): così facendo mostra di ricollegarsi con le promesse del VT.

[Modificato da AlfredoGennari 29/05/2012 16:27]
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Post: 165
Città: PRATO
Età: 67
Sesso: Maschile
07/05/2012 22:50

la Parola
pace a te fratello
certamente coloro che hanno vissuto di persona il cammino insieme a GESU' sono testimoni veraci di cio',Matteo e lo stesso Giovanni lo sono !
Tuttavia non domentichiamo che lo SPIRITO SANTO ci permette di discernere cio' che e' giusto da cio' che non lo e'!
la Parola e' viva ed e' vita !
essa e' efficace, piu' affilata di qualunque spada a due taglie penetra fino alla divisione dell'anima e dello spirito delle giunture e delle midolla ed e' in grado di giudicare i pensieri e le intenzioni del cuore .(EB 4,12).
coloro che hanno parlato e scritto lo hanno fatto per potenza dello SPIRITO SANTO .

Pace


Alessio
OFFLINE
Post: 630
Città: PIAN DI SCO
Età: 76
Sesso: Maschile
08/05/2012 14:36

la Parola
Carissimo Alessio sono pienamente d'accordo con te: tutti gli scrittori dei libri bella Bibbia sono stati guidati "sospinti dallo Spirito Santo" (II Pietro 1, 21).
Lo Spirito ha scelto le persone più adatte allo scopo, persone pronte a seguire le illuminazioni che ricevevano dallo Spirito per comunicare agli uomini la volontà di Dio e comunicarla nel modo migliore. E per modo migliore intendo un modo di scrivere che potesse presentare, più o meno esplicitamente ma senpre accessibilmente, quel che Dio voleva dire agli uomini.
Questi scrittori avevano tutti una propria personalità, una propria sensibilità, una propria cultura, un proprio ambiente famigliare e sociale da cui provenivano. E questo spiega le differenze del modo di scrivere fra i vari scrittori.
Quando si parla di Gesù e della sua vita su questa terra, viene spontaneo chiedersi come ci siano arrivate le notizie su di lui, a me come a te e a chiunque altro. E possiamo tranquillamente dire che le notizie su Gesù ci sono arrivate unicamente attraverso il Nuovo Testamento; noi non sapremmo nulla di Gesù se i testimoni oculari, cioè i dodici scelti da Gesù stesso, non ci avessere scritto su di lui. Se a parlare di Gesù fossero persone vissute 100 o 200 anni dopo, persone che non lo avevano nè visto, nè udito, nè toccato ... beh, sarebbe molto più difficile per noi avere una fede salda in Gesù stesso.
E per questo, allora, Giovanni attacca la sua lettera proprio così: io l'ho visto, l'ho udito, l'ho toccato con mano ... e allora posso parlare ed essere pfreso sul serio.
Alfredo
OFFLINE
Post: 165
Città: PRATO
Età: 67
Sesso: Maschile
10/05/2012 19:29

Caro Alfredo

condivido , pienamente
talvolta siamo un po' gelosi di coloro che hanno vissuto e camminato iniseme al CRISTO , ma allo stesso tempo sappiamo bene che EGLI e' ancora vivente in coloro che lo accettano come Salvatore e Redentore della loro vita .
Un abbraccio .
Pace a te
Alessio
16/05/2012 17:34

Giovanni a Efeso
Ho letto da qualche parte che Ireneo non abbia detto che Giovanni visse a Efeso, ma semplicemente in Asia, cioè nella provincia romana di Asia, la cui capitale era Efeso.
Mi sbaglio?
Aronne
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