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Giovanni l'anziano

Ultimo Aggiornamento: 29/09/2013 17:24
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Post: 630
Città: PIAN DI SCO
Età: 76
Sesso: Maschile
13/11/2012 17:21

Seconda parte
E allora?
E allora proviamo invece a pensare in modo, dico io, realistico.

Sappiamo che (Galati 2, 9) Paolo e Barnaba si sarebbero occupati dell’evangelizzazione dei Gentili (cioè dei non Ebrei), mentre Pietro Giovanni e Giacomo di quella degli Ebrei.
Tutti partono da Antiochia, città nella quale era sorta la prima chiesa fuori della Palestina.
Di Paolo e Barnaba e del loro lavoro è scritto negli Atti degli apostoli.
Dell’opera evangelistica di Giovanni e Pietro non ci sono scritti nel NT, ma troviamo Pietro (I Pietro 5, 1.13) anziano (vescovo) della chiesa di Babilonia di Mesopotamia; mentre troviamo Giovanni (Apocalisse 1, 9) nell’isola di Patmos, a causa della Parola, dice Giovanni, quindi molto probabilmente prigioniero o confinato: e Patmos si trova proprio di fronte alla costa occidentale dell’Asia Minore dove c’è Efeso e altre città in cui erano presenti chiese di Cristo (Tiatiri, Colosse, Laodicea e altre).
Quindi si può supporre che, partendo da Antiochia, in Siria, Pietro sia andato a nord-est e Giovanni a nord-ovest.
E così come Pietro era anziano (vescovo) a Babilonia, Giovanni poteva benissimo essere anziano (vescovo) in qualcuna della chiese dell’Asia Minore. E doveva essere molto conosciuto da tutti, come è fin troppo logico, perché un apostolo, un testimone diretto di Gesù, che risieda stabilmente in una determinata e circoscritta regione è e deve per forza essere conosciuto da tutti i cristiani di quella regione; al punto da potersi permettere di scrivere a una di quelle chiese (II Giovanni) o a un membro di una di quelle chiese (III Giovanni) definendosi semplicemente “l’anziano”.
E sapeva che sarebbe stato subito identificato, perché c’era, in quella regione, solamente un anziano che era anche apostolo.
Potremmo dire:
Ma se guardiamo il contenuto delle due brevissime epistole, vediamo subito che Giovanni sta svolgendo un compito da anziano (= una persona che, per età ed esperienza e conoscenza, è molto indicata a dare consigli e suggerimenti sulla condotta di vita di un gruppo biblio.chiesadicristo.org/lettura/?id=2411&ext=pdf cap. 6, paragrafi 7-8) o di vescovo (=sorvegliante … che sorveglia il gregge di pecore e le guida sui pascoli migliori biblio.chiesadicristo.org/lettura/?id=2411&ext=pdf cap. 6, paragrafi 7-8).
E non sta svolgendo il suo compito di apostolo cioè di testimone di Gesù (“… e mi sarete testimoni … fino alle estremità della terra” Atti 1, 8 ), perché sta scrivendo a persone già credenti.
Inoltrre, non si presenta come “un anziano”, come uno dei tanti, bensì si presenta come “l’anziano”, sicuro di essere subito identificato.

Ho detto più sopra che la reticenza a riconoscere Giovanni figlio di Zebedeo come autore della II e III Giovanni è causata principalmente dalla parola “anziano”.
Questo perché essere anziano (vescovo) di una chiesa di Cristo significa indispensabilmente essere sposato ed avere figli (I Timoteo 3, 2.4-5 / Tito 1, 6) e Giovanni gode fama di essere esempio di verginità.
Ne ho già parlato in un precedente post (Giovanni e la verginità) presente in questa stessa cartella), dove ho mostrato non esistere nessuna prova di una tale condizione di Giovanni ma solamente delle asserzioni di alcuni scritti gnostici che, in verità, non hanno nessuna credibilità.

Voglio qui aggiungere, a quanto ho già scritto in quel post, solo un particolare piccolo quanto significativo riguardo alla credibilità degli scritti gnostici.
Il “Prologo Monarchiano”, uno scritto eretico con sfumature gnostiche del III secolo, afferma la verginità di Giovanni, come anche altri scritti, più propriamente gnostici come “Atti di Giovanni” e “Pistis Sophia”.
Ma, insieme, riporta quella la Enciclopedia Cattolica chiama la “leggenda che Giovanni fu sposo: Giovanni 2, 1-11.
Avete capito?
Le nozze di Cana, partecipando alle quali Gesù aveva cambiato l’acqua in vino erano le nozze di Giovanni di Zebedeo.
Beh, c’è da dire che se veramente fosse così, si spiegherebbero molto bene alcune cose.
Intanto si spiegherebbe bene la partecipazione di Gesù: infatti Salomè, la madre dei figli di Zebedeo, era sorella di Maria madre di Gesù, per cui questi era cugino dello sposo.
E poi si spiegherebbe altrettanto bene la preoccupazione di Maria, zia dello sposo, nel rendersi conto che era finito il vino.
E, infine, anche l’intervento di Gesù, dopo un iniziale apparente rifiuto, avrebbe radici nell’amore per il cugino.
Ma anche l’espressione “il discepolo che Gesù amava”, detta di Giovanni, troverebbe un valido motivo d’essere.
Sarà vero? Non è assolutamente possibile dimostrarlo.
Quello che è assolutamente vera, però, è la contraddizione di questo scritto, che prima fa di Giovanni un vergine e subito dopo lo fa sposare.
E se fossi un buon cattolico, quale ero anticamente, direi: “e che c’è di tanto strano? anche Maria è stata sposa e vergine, no?!”Ovviamente, a dirlo sono i preti cattolici. E non certamente la Parola di Dio.

La conclusione risulta ovvia ed è che la II e III Giovanni sono state scritte dall’apostolo Giovanni di Zebedeo.
Che non ci sono stati due Giovanni quasi contemporanei. Sicuramente non è possibile dimostrarlo.
Che il Prete Gianni o Presbitero Giovanni e il suo mitico regno, sono frutti della fantasia medievale
.

[Modificato da AlfredoGennari 29/09/2013 17:24]
14/11/2012 14:18

Autore [modifica]



L'evangelista Giovanni scrive il Libro dell'Apocalisse. Dipinto di Hieronymus Bosch (1505).
La tradizionale attribuzione all'apostolo Giovanni non è, come anche nel passato, unanimemente riconosciuta. Secondo la tradizione, rappresentata già da Giustino di Nablus e largamente diffusa già dalla fine del II secolo, questo testo sarebbe stato scritto dallo stesso autore del Vangelo secondo Giovanni e delle tre Lettere di Giovanni, anche se fino al V secolo le Chiese di Siria, di Cappadocia e anche di Palestina non sembrano aver inserito il libro nel Canone delle Scritture.
Alcuni pensatori[1], per lo più protestanti, basandosi sulle divergenze linguistiche, stilistiche e contenutistiche, già messe in rilievo da Dionigi d'Alessandria (metà del III secolo), hanno ipotizzato che l'autore dell'apocalisse sia diverso da quello del vangelo, argomentando che la visione escatologica dell'Apocalisse contrasterebbe in qualche modo con quella pienamente realizzata del corpus giovanneo, soprattutto nel Vangelo secondo Giovanni. Altri, in maggioranza cattolici, pongono l'accento sulle profonde affinità della dottrina e attribuiscono le differenze insite nei due testi alla diversità del genere letterario.
Il fatto che l'autore si presenti con il nome di Giovanni (senza, tuttavia, identificarsi esplicitamente con l'evangelista) non fornisce una prova certa della sua identità. Un espediente letterario, infatti, caratteristico del genere letterario apocalittico è proprio la pseudoepigrafia; il fatto, cioè, che l'autore celi il proprio nome dietro quello di un personaggio del passato (anche molto remoto come Enoch) con il quale l'autore si dichiara così in sintonia. Lo stesso meccanismo è avvenuto con il re Salomone ad opera di tre libri della Bibbia (Cantico dei Cantici, Qoelet, Sapienza). Fra il II secolo a.C. e il IV d.C. furono redatte una trentina di opere apocalittiche attribuite ad esempio a profeti deceduti da secoli come Isaia o Baruc. Verso il 120-130 fu redatta anche un'apocalisse con il nome di Pietro, benché l'apostolo fosse morto da oltre mezzo secolo.
14/11/2012 14:18

Autore [modifica]



L'evangelista Giovanni scrive il Libro dell'Apocalisse. Dipinto di Hieronymus Bosch (1505).
La tradizionale attribuzione all'apostolo Giovanni non è, come anche nel passato, unanimemente riconosciuta. Secondo la tradizione, rappresentata già da Giustino di Nablus e largamente diffusa già dalla fine del II secolo, questo testo sarebbe stato scritto dallo stesso autore del Vangelo secondo Giovanni e delle tre Lettere di Giovanni, anche se fino al V secolo le Chiese di Siria, di Cappadocia e anche di Palestina non sembrano aver inserito il libro nel Canone delle Scritture.
Alcuni pensatori[1], per lo più protestanti, basandosi sulle divergenze linguistiche, stilistiche e contenutistiche, già messe in rilievo da Dionigi d'Alessandria (metà del III secolo), hanno ipotizzato che l'autore dell'apocalisse sia diverso da quello del vangelo, argomentando che la visione escatologica dell'Apocalisse contrasterebbe in qualche modo con quella pienamente realizzata del corpus giovanneo, soprattutto nel Vangelo secondo Giovanni. Altri, in maggioranza cattolici, pongono l'accento sulle profonde affinità della dottrina e attribuiscono le differenze insite nei due testi alla diversità del genere letterario.
Il fatto che l'autore si presenti con il nome di Giovanni (senza, tuttavia, identificarsi esplicitamente con l'evangelista) non fornisce una prova certa della sua identità. Un espediente letterario, infatti, caratteristico del genere letterario apocalittico è proprio la pseudoepigrafia; il fatto, cioè, che l'autore celi il proprio nome dietro quello di un personaggio del passato (anche molto remoto come Enoch) con il quale l'autore si dichiara così in sintonia. Lo stesso meccanismo è avvenuto con il re Salomone ad opera di tre libri della Bibbia (Cantico dei Cantici, Qoelet, Sapienza). Fra il II secolo a.C. e il IV d.C. furono redatte una trentina di opere apocalittiche attribuite ad esempio a profeti deceduti da secoli come Isaia o Baruc. Verso il 120-130 fu redatta anche un'apocalisse con il nome di Pietro, benché l'apostolo fosse morto da oltre mezzo secolo.
14/11/2012 14:26

Chi era questo Giovanni indicato nel primo capitolo come lo scrittore di Rivelazione? Ci viene detto che era uno schiavo di Gesù Cristo, un fratello e partecipe della tribolazione, esiliato nell’isola di Patmos. Ovviamente era ben noto ai suoi immediati lettori, i quali non avevano bisogno di altro per identificarlo. Doveva essere l’apostolo Giovanni. Questa conclusione è sostenuta dalla maggioranza degli storici antichi. Papia, che scrisse nella prima parte del II secolo E.V., considerava il libro di origine apostolica. Giustino Martire, del II secolo, scrive: “Anche da noi un uomo di nome Giovanni, uno degli apostoli del Cristo, in seguito ad una rivelazione da lui avuta ha profetizzato”. Ireneo dice esplicitamente che lo scrittore fu l’apostolo Giovanni, e altrettanto fanno Clemente Alessandrino e Tertulliano, della fine del II secolo e dell’inizio del III. Origene, noto studioso biblico del III secolo, afferma: “E che dire di Giovanni, colui che si chinò sul petto di Gesù? Egli ha lasciato un solo Vangelo, . . . scrisse anche l’Apocalisse”.
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14/11/2012 17:53

Re:
principessac, 14/11/2012 14:26:



Chi era questo Giovanni indicato nel primo capitolo come lo scrittore di Rivelazione? Ci viene detto che era uno schiavo di Gesù Cristo, un fratello e partecipe della tribolazione, esiliato nell’isola di Patmos. Ovviamente era ben noto ai suoi immediati lettori, i quali non avevano bisogno di altro per identificarlo. Doveva essere l’apostolo Giovanni.

che dire di Giovanni, colui che si chinò sul petto di Gesù? Egli ha lasciato un solo Vangelo, . . . scrisse anche l’Apocalisse”.





Io sono pienamente d'accordo con te, principessa Claudia. Secondo me l'apostolo Giovanni ha scritto sia il vangelo che Apocalisse o Rivelazione; e ha scritto anche tre epistole, I, II e III Giovanni.
La II e III Giovanni non portano il nome dell'autore, il quale si definisce "l'anziano".
L'intento dei miei due studi è proprio quello di mostrare che "l'anziano" di II e III Giovanni è proprio l'apostolo Giovanni. Infatti, intorno a questo termine "l'anziano" sono sorte tante fantasie, fra cui quella che ho riportato nel primo dei miei due post.
E proprio quel Papia che tu citi ha dato il via a tutte le congetture su "l'anziano".
15/11/2012 20:16

Papia di Ierapoli (Anatolia, circa 70 – dopo il 130) è stato un vescovo cattolico e santo greco antico, secondo la tradizione cristiana vescovo di Hierapolis (attuale Pamukkale, in Turchia) a pochi chilometri da Laodicea, in Frigia (Asia Minore - da non confondersi con Hierapoli Bambyce in Siria). È venerato come santo dalla Chiesa cattolica che ne celebra la festa il 22 febbraio.

it.wikipedia.org/wiki/Papia_di_Ierapoli
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