Campane e campane stonate

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AlfredoGennari
00mercoledì 28 novembre 2012 09:04
Si insiste per il 25 dicembre
A proposito della data di nascita di Gesù, pubblico qui sotto un articolo di Vittorio Messori (pubblicato sul forum Anima Cafè in risposta al mio post sulla data di nascita di Gesù), e seguito da alcune mie considerazioni in risposta a tale articolo.

Accadde davvero un 25 dicembre*
di Vittorio Messori

Il Ferragosto non è così lontano ed io devo fare ammenda. Succede, infatti, che in un momento di malumore – e proprio su questo giornale – abbia auspicato che la Chiesa si decida a una modifica del calendario : spostare al 15 di agosto quel che celebra il 25 di dicembre. Un Natale nel deserto estivo, argomentavo, ci libererebbe dalle insopportabili luminarie, dalle stucchevoli slitte con renne e babbinatali, persino dall’obbligo degli auguri e dei regali. Quando tutti sono via, quando le città sono vuote, a chi –e dove– mandare cartoline e consegnare pacchi con nastri e fiocchetti? Non sono i vescovi stessi a tuonare contro quella sorta di orgia consumistica cui sono ridotti i nostri Natali? E allora, spiazziamo i commercianti, spostiamo tutto a Ferragosto. La cosa, osservavo, non sembra impossibile: in effetti, non fu la necessità storica, fu la Chiesa a scegliere il 25 dicembre per contrastare e sostituire le feste pagane nei giorni del solstizio d’inverno. La nascita del
Cristo al posto della rinascita del Sol Invictus. All’inizio, dunque, ci fu una decisione pastorale che può essere mutata, variando le necessità.

Una provocazione, ovviamente, che si basava però su ciò che è ( o, meglio, era ) pacificamente ammesso da tutti gli studiosi : la collocazione liturgica del Natale è una scelta arbitraria, senza collegamento con la data della nascita di Gesù, che nessuno sarebbe in grado di determinare. Ebbene, pare proprio che gli esperti si siano sbagliati; e io, ovviamente, con loro. In realtà oggi, anche grazie ai documenti di Qumran, potremmo essere in grado di stabilirlo con precisione : Gesù è nato proprio un 25 dicembre. Una scoperta straordinaria sul serio e che non può essere sospettata di fini apologetici cristiani, visto che la dobbiamo a un docente, ebreo, della Università di Gerusalemme.

Vediamo di capire il meccanismo, che è complesso ma affascinante. Se Gesù è nato un 25 dicembre, il concepimento verginale è avvenuto , ovviamente, 9 mesi prima. E, in effetti, i calendari cristiani pongono al 25 marzo l’annunciazione a Maria dell’angelo Gabriele. Ma sappiamo dallo stesso vangelo di Luca che giusto sei mesi prima era stato concepito da Elisabetta il precursore, Giovanni, che sarà detto il Battista. La Chiesa cattolica non ha una festa liturgica per quel concepimento, mentre le antiche Chiese d’Oriente lo celebrano solennemente tra il 23 e il 25 settembre. E, cioè, sei mesi prima dell’Annunciazione a Maria. Una successione di date logica, ma basata su tradizioni inverificabili, non su eventi localizzabili nel tempo. Così credevano tutti, fino a tempi recentissimi. In realtà, sembra proprio che non sia così.
In effetti, è giusto dal concepimento di Giovanni che dobbiamo partire. Il vangelo di Luca si apre con la storia dell’anziana coppia, Zaccaria ed Elisabetta, ormai rassegnata alla sterilità, una delle peggiori disgrazie in Israele. Zaccaria apparteneva alla casta sacerdotale e, un giorno che era di servizio nel Tempio di Gerusalemme, ebbe la visione di Gabriele (lo stesso angelo che sei mesi dopo si presenterà a Maria, a Nazareth) che gli annunciava che, malgrado l’età avanzata, lui e la moglie avrebbero avuto un figlio. Dovevano chiamarlo Giovanni e sarebbe stato “grande davanti al Signore“.
Luca ha cura di precisare che Zaccaria apparteneva alla classe sacerdotale di Abia e che quando ebbe l’apparizione “officiava nel turno della sua classe“. In effetti, coloro che nell’antico Israele appartenevano alla casta sacerdotale erano divisi in 24 classi che, avvicendandosi in ordine immutabile, dovevano prestare servizio liturgico al tempio per una settimana, due volte l’anno. Sapevamo che la classe di Zaccaria, quella di Abia, era l’ottava, nell’elenco ufficiale. Ma quando cadevano i suoi turni di servizio ? Nessuno lo sapeva. Ebbene, utilizzando anche ricerche svolte da altri specialisti e lavorando, soprattutto, su testi rinvenuti nella biblioteca essena di Qumran, ecco che l’enigma è stato violato dal professor Shemarjahu Talmon che, come si diceva, insegna alla Universita Ebraica di Gerusalemme. Lo studioso, cioè, è riuscito a precisare in che ordine cronologico si susseguivano le 24 classi sacerdotali .Quella di Abia prestava servizio liturgico al Tempio due volte l’anno , come le altre, ed una di quelle volte era nell’ultima settimana di settembre. Dunque, era verosimile la tradizione dei cristiani orientali che pone tra il 23 e il 25 settembre l’annuncio a Zaccaria. Ma questa verosimiglianza si è avvicinata alla certezza perché, stimolati dalla scoperta del professor Talmon, gli studiosi hanno ricostruito la “filiera” di quella tradizione , giungendo alla conclusione che essa proveniva direttamente dalla Chiesa primitiva, giudeo-cristiana, di Gerusalemme. Una memoria antichissima quanto tenacissima, quella delle Chiese d’Oriente, come confermato in molti altri casi.
Ecco, dunque, che ciò che sembrava mitico assume, improvvisamente, nuova verosimiglianza. Una catena di eventi che si estende su 15 mesi: in settembre l’annuncio a Zaccaria e il giorno dopo il concepimento di Giovanni; in marzo, sei mesi dopo, l’annuncio a Maria; in giugno, tre mesi dopo, la nascita di Giovanni; sei mesi dopo, la nascita di Gesù. Con quest’ultimo evento arriviamo giusto al 25 dicembre. Giorno che, dunque, non fu fissato a caso.

Ma sì, pare proprio che il Natale a Ferragosto sia improponibile. Ne farò, dunque, ammenda ma, più che umiliato, piuttosto emozionato: dopo tanti secoli di ricerca accanita i vangeli non cessano di riservare sorprese. Dettagli apparentemente inutili (che c’importava che Zaccaria appartenesse alla classe sacerdotale di Abia ? nessun esegeta vi prestava attenzione) mostrano all’improvviso la loro ragion d’essere, il loro carattere di segni di una verità nascosta ma precisa. Malgrado tutto, l’avventura cristiana continua.

*titolo non originale inserito dall'autore del sito



Le mie considerazioni
Vero! i manoscritti ritrovati a Qumran hanno permesso di capire come funzionavano i turni sacerdotali di cui parla Luca a proposito di Zaccaria, padre di Giovanni Battista.
Dice Luca:
Mentre Zaccaria esercitava il sacerdozio davanti a Dio nell’ordine del suo turno, secondo la consuetudine del sacerdozio, gli toccò in sorte di entrare nel tempio ...
Non si conosceva il funzionamento di questi turni, prima di Qumran, si sapeva solo che (I Cronache 24, 3.10) i sacerdoti erano stati suddivisi in 24 classi che si alternavano nel servizio al tempio e che quella cui apparteneva Zaccaria era l’ottava classe, quella di Abìa.
La scoperta dei manoscritti di Qumran ha permesso di capire come si alternavano queste classi.
L’anno ebraico era di 364 giorni, le classi si alternavano ogni settimana e le settimane essendo 52, ogni classe sacerdotale era di turno due volte in un anno. Quindi 24x2=48, restavano scoperte 4 settimane, quindi 28 giorni (forse riusciremo a coprire anche quelle).
E’ stato accertato – ce lo dice trionfalmente Messori – che la classe di Abìa aveva un turno di servizio nell’ultima settimana di settembre.
Un rapido calcolo ci dice che, essendo avvenuto il concepimento di Giovanni Battista quando era il turno di Zaccaria, fine settembre, Giovanni sarebbe nato a fine giugno dell’anno successivo, mentre Gesù sarebbe nato a fine dicembre essendo stato concepito sei mesi dopo Giovanni (vedi Luca 1, 26).
E’ fatta! Natale è proprio il 25 dicembre! I custodi della Sacra Tradizione avevano ragione.

A questo punto non posso fare a meno di pensare: ok, uno dei turni di Zaccaria è l’ultima settimana di settembre, ma … l’altro turno? ogni classe sacerdotale ne fa due di turni nel corso dell’anno, come mai Messori (o chi per lui) si ferma lì? perché non si fa il calcolo delle date anche in base all’altro turno?
E, con mia grande sorpresa, devo constatare che NESSUNO fa questo calcolo, per quanto abbia cercato non ho trovato NESSUNO che abbia considerato questa seconda possibilità. E ho cercato tanto, ve lo posso assicurare.
E allora il calcolo me lo son fatto da me ed ecco i risultati.
Se uno dei turni della classe di Abìa cade nell’ultima settimana di settembre, quello precedente doveva cadere 24 settimane prima, cioè 5 mesi e 18 giorni prima, per cui si arriva al 5 di aprile.
A questo punto calcoliamoci i tempi delle gravidanze: si va a fine dicembre/inizio gennaio per la nascita di Giovanni Battista e, udite udite, a fine giugno/inizio luglio per Gesù.

E’ troppo caldo, per farlo nascere in quei giorni?
No, potrebbe essere benissimo. Giuseppe e Maria si fanno il viaggio nella primavera, con calma, Maria è incinta, assolvono il loro impegno burocratico, scade il tempo, si fermano e Gesù nasce.
Ecco quindi che i pastori sono certamente accampati all’aperto, non si devono cercare giustificazioni varie per giustificare o rendere plausibile la cosa.

Ma c’è anche un’altra considerazione da fare.
Le 24 classi sacerdotali coprono 48 delle 52 settimane dell’anno, 4 restano scoperte. Sembra, sempre in base a Qumran, che la sequenza fosse ininterrotta per cui le 24 classi si succedevano l’una dopo l’altra e compivano l’intero ciclo in sei anni. Come a dire, se la classe di Abìa cominciava con l’ultima settimana di settembre, esattamente dopo 6 anni si ritrovava nel turno dell’ultima settimana di settembre. Spero di essermi spiegato bene.
Quindi, pur avendo due turni l’anno, ogni tribù non li aveva ogni anno nella stessa settimana, stesso mese, ma li anticipava di 4 settimane fino a tornare nello stesso identico turno dopo 6 anni.
Il che significa CHE NON POSSIAMO SAPERE esattamente quando la classe di Abìa aveva i suoi turni in quell’anno fatidico, perché NON SAPPIAMO quando cadeva il primo dei 6 anni. Mi sono spiegato??? Spero di sì.

ma se c’è una data più gettonata in quei primi tre secoli, questa cade nel periodo primaverile e precisamente il 20 di maggio per Clemente Alessandrino, il 28 di marzo per Cipriano, mentre Ippolito pone il compleanno di Gesù al 2 di aprile. Altri lo pongono invece al 19 aprile.

Un’ultima cosa. Messori scrive, parlando della data di nascita di Gesù:
giungendo alla conclusione che essa proveniva direttamente dalla Chiesa primitiva, giudeo-cristiana, di Gerusalemme

Questa frase di Messori è pura millanteria, la primissima comunità cristiana, quella di Gerusalemme, non si è mai curata di celebrare la natività di Gesù, non ne ha mai neanche parlato, altrimenti se ne troverebbero sicuramente tracce nel racconto di Atti degli apostoli. Non esiste NESSUN DOCUMENTO che possa confermare questa arbitraria illazione di Messori, o di chi per lui.
principessac
00mercoledì 28 novembre 2012 13:24
non mi risulta che i primi cristiani fedteggiassero il natale.
poi se festeggiare la nascita di Gesu' fosse stato cosi' importante Cristo avrebbe detto di festeggiarla,cosa non scritta nei vangeli,invece Gesu' disse di ricordare la sua morte con l ultima cena o commemorazione della morte di Cristo 1 VOLTA ALL ANNO IL 14 NISAN CHE CADE IN PRIMAVERA
AlfredoGennari
00mercoledì 28 novembre 2012 18:49
Re:
principessac, 28/11/2012 13:24:



non mi risulta che i primi cristiani fedteggiassero il natale.
poi se festeggiare la nascita di Gesu' fosse stato cosi' importante Cristo avrebbe detto di festeggiarla,cosa non scritta nei vangeli,invece Gesu' disse di ricordare la sua morte con l ultima cena o commemorazione della morte di Cristo 1 VOLTA ALL ANNO IL 14 NISAN CHE CADE IN PRIMAVERA





Verissimo che i primi cristiani non festeggiavano la nascita di Gesù; e infatti due vangeli, Marco e Giovanni, non ne accennano minimamente.
Per quanto riguarda la sua morte, che è la cosa veramente importante, tutti e quattro i vangeli ne parlano.
La chiesa di Gerusalemme, cioè la primissima chiesa, ricordava la morte di Gesù addirittura tutti i giorni (Atti 2, 46), rompendo il pane, come dice Atti, esattamente come fece Gesù prima di morire. Poi il ricordo veniva fatto il primo giorno della settimana (Atti 20, 7) cioè il giorno dopo il sabato, essendo Gesù risorto in quel giorno. Successivamente, il giorno dopo il sabato sarebbe stato chiamato "domenica" ma nel Nuovo Testamento era chiamato "primo giorno della settimana". Quindi non una volta all'anno si ricorda la morte di Gesù ma ogni domenica. E lo si ricorda col pane e col vino, che ogni membro della comunità prende per essere in comunione col suo Signore e con tutti i fratelli (I Corinzi 16-17):
il calice della benedizione, che noi benediciamo, non è forse la comunione con il sangue di Cristo? Il pane che noi rompiamo, non è forse la comunione con il corpo di Cristo? Siccome vi è un unico pane, noi, che siamo molti, siamo un corpo unico, perchè partecipiamo tutti a quell'unico pane.
principessac
00giovedì 29 novembre 2012 12:46
Con quanta frequenza va celebrata?
La morte di Gesù dovrebbe essere commemorata tutte le settimane o forse anche tutti i giorni? Cristo istituì il Pasto Serale del Signore e fu ingiustamente messo a morte il giorno di Pasqua. Con la Pasqua, che si teneva solo una volta all’anno, il 14 nisan, si commemorava la liberazione di Israele dalla schiavitù egiziana. (Esodo 12:6, 14; Levitico 23:5) Quindi la morte di “Cristo, la nostra pasqua”, si dovrebbe commemorare solo una volta all’anno, non tutte le settimane né tutti i giorni. (1 Corinti 5:7) Nel celebrare il Pasto Serale del Signore i cristiani seguono la stessa procedura seguita da Gesù quando lo istituì.
Qual è allora il senso delle parole di Paolo: “Ogni volta che mangiate questo pane e bevete questo calice, continuate a proclamare la morte del Signore, finché egli arrivi”? (1 Corinti 11:26) Paolo stava dicendo che ogni qualvolta avessero preso gli emblemi, i cristiani unti avrebbero proclamato la loro fede nel sacrificio di riscatto di Gesù.
I cristiani unti avrebbero commemorato la morte di Cristo ‘finché egli fosse arrivato’. Questa celebrazione sarebbe continuata finché Gesù fosse arrivato per ricevere i suoi unti seguaci in cielo mediante la risurrezione alla vita spirituale durante la sua “presenza”. (1 Tessalonicesi 4:14-17) Questo è in armonia con le parole che Cristo disse agli 11 apostoli fedeli: “Se sarò andato e vi avrò preparato un luogo, verrò di nuovo e vi riceverò a casa presso di me, affinché dove sono io siate anche voi”. — Giovanni 14:3.
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