AlfredoGennari
00domenica 28 giugno 2015 17:43
FIGLIO DI DIO
II Samuele 7, 14 dice a proposito di David: Io sarò per lui un padre ed egli mi sarà figlio.
E, dopo David, tutti i re della stirpe davidica saranno considerati “figlio di Dio”.
Va detto che gli Ebrei hanno sempre usato con molta parsimonia questo titolo a proposito dei loro re, per evitare qualsiasi confusione con le concezioni dei popoli della zona, a partire dagli Egiziani, che consideravano i loro re come “fisicamente” nati dai loro dei e quindi “figli di Dio” in senso fisico; non era questo che la Bibbia pensava.
Il titolo “figlio di Dio”, pertanto, si connette direttamente con “figlio di David” e, conseguentemente, con “messia”, greco “cristo”, l’unto di Jahweh: dire “figlio di Dio” o “figlio di David” o “messia” era praticamente la stessa cosa, era un indicare la stessa persona.
Gesù, usando per sé stesso il titolo “figlio dell’uomo”, viene ad identificare “figlio dell’uomo” con “figlio di Dio” e con “messia” (Matteo 26, 63-65 / Luca 22, 66-70 che parlano di Gesù davanti al Sinedrio prima della sua condanna a morte) e quindi anche con “figlio di David”.
Anche Marco (cap. 14) narra lo stesso episodio e, secondo me, va addirittura oltre ciò che dicono Matteo e Luca: infatti, nel suo racconto, alla domanda del sommo sacerdote “Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?”, Gesù risponde “Io sono; e vedrete il Figlio dell’uomo …”: Gesù usa qui la stessa espressione “Io sono” che aveva già usato in Giovanni 8, 58 (prima che Abramo fosse Io sono) e per la quale i Giudei lo volevano lapidare poiché aveva applicato a sè stesso il nome di Dio (Esodo 3, 14).
TIRIAMO LE SOMME
Gli scrittori del NT ritennero di “leggere” il VT nel senso di far convergere sull’uomo Gesù di Nazareth tutte le aspettative formatesi nel sorso di secoli di storia.
Videro in Gesù la possibile realizzazione di tutte le speranze di riconciliazione con Dio e di vita in armonia col Creatore di tutto; speranze e armonia che erano dissolte con la disubbidienza di Adamo.
Videro Gesù come colui che
... poteva perdonare ogni nostra colpa,
... poteva agire sulla natura creata da Dio,
... poteva essere una guida vera, superiore allo stesso re David, per condurre gli uomini verso la vita,
e usarono per lui tutti i titoli adatti a qualificarlo in tal senso, videro in lui un essere straordinario e come tale lo rappresentarono:
Marco, Matteo e Luca, tuttavia, non spiegarono il perché di questa straordinarietà, si limitarono a evidenziare tutte le caratteristiche che lo rendevano straordinario.
C’è da chiedersi perché in Gesù e in nessun altro si fossero concentrate tutte le caratteristiche già viste nei tre vangeli sinottici, se è stata una scelta arbitraria dei tre scrittori o se esistevano dei motivi precisi in tal senso, se era solo una illusione dei tre scrittori o se, invece, esisteva in Gesù un qualcosa che lo rendeva degno di una tale considerazione.
Marco, Matteo e Luca non lo dicono, saranno Paolo e Giovanni a dirlo molto chiaramente.
MELCHISEDECH
Ma va aggiunta, alle caratteristiche di Gesù, anche un’altra particolarità: quella di non essere discendente da nessun uomo.
Nonostante venga indicato come “figlio di David”, nonostante esistessero delle genealogie che lo legavano ad altre persone, tuttavia Gesù viene assimilato a Melchisedech.
Chi era Melchisedech?
Il VT (Genesi 14, 18-20) spende solo tre versetti su di lui ma il NT ne fa una persona piuttosto speciale.
Genesi dice di lui che
... era re di Salem: potrebbe significare “re di Gerusalemme” ma, data la citazione fatta da Ebrei 7 è, forse, da intendere “re di pace”;
... era sacerdote dell’Altissimo;
... offre pane e vino;
... riceve la decima parte dei beni di Abramo.
Genesi non dice niente altro, di tutti la Bibbia dice “era figlio di” o “padre di”, ma di lui niente, nessun dato anagrafico di riconoscimento.
Dalla lettera agli Ebrei veniamo a sapere altre cose che il VT non dice
... che il suo nome significa “re di giustizia”;
... non ha né padre né madre, né inizio di giorni né fin di vita e che perciò è simile al Figlio di Dio;
... che rimane sacerdote in eterno.
Zaccaria 4, 14 nella sua profezia vede “due unti” (due messia) che vanno identificati con il re e il sommo sacerdote, che in quel periodo storico erano Zorobabele, il condottiero discendente di David che fu a capo dei Giudei liberati dalla schiavitù di Babilonia, e Giosuè sommo sacerdote. Il messia, l’unto di Jahweh, assommava dunque in sè, secondo Zaccaria, anche le caratteristiche sacerdotali.
Ebrei fa di Gesù il nostro sommo sacerdote, oltre che vittima sacrificale; ma non come della linea di Aronne, anche qui Gesù è diverso, è unico, è “secondo l’ordine di Melchisedech”, cioè senza origini umane. Come a voler significare che non è dalle istituzioni umane (il sacerdozio levitico, pur di origine divina, era pur sempre un vanto di un popolo) che viene la salvezza e la riconciliazione con Dio ma unicamente dalla volontà di Dio.
Gesù è la concentrazione di tutte le speranze di salvezza che il popolo ebraico aveva maturato nel corso dei secoli.
Tutte queste speranze di salvezza erano racchiuse nei titoli usati dal VT per le persone che in qualche modo avevano il compito di guidare il popolo verso la salvezza: il re prima di tutti, poi il sommo sacerdote e tutti gli uomini (figlio d’uomo) che Dio si era scelti come guide per il Suo popolo.
Il nome stesso è stato scelto non a caso: “Jahweh salva” è il significato del nome “Gesù”.
Gesù è, allora, figlio di David cioè Messia, il che equivale a figlio di Dio; ma è anche figlio dell’uomo, perché come tutti gli uomini soffre e patisce e muore.
E’ vittima sacrificale ed è sommo sacerdote cioè cvolui che offre la vittima sacrificale; cioè offre sé stesso, non viene offerto da altri, non da Aronne ma da sé stesso perché solo uno è secondo l’ordine di Melchisedec.
Ma avrebbe potuto un semplice uomo essere tutto questo? fonte di salvezza per altri uomini?
E’ da escludere categoricamente.