Perchè scrive Giovanni?

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AlfredoGennari
00sabato 30 giugno 2012 19:49
Assodato che Giovanni (come anche Paolo e Pietro) scrive ai credenti delle varie chiese dell’Asia Minore (vedi “A chi scrive Giovanni“), dobbiamo cercar di capire perché scrive quello che scrive.
E per capirlo partiamo da I Giovanni 1, 5 dove si legge "Dio è luce"
Questo è l’unico passo di tutta la Bibbia in cui si può leggere una espressione del genere.
La Bibbia associa sempre Dio alla luce, alla luminosità. Basti pensare all’episodio della trasfigurazione: Gesù diviene luminoso come la luce (Matteo 17, 2); oppure Mosè la cui faccia, dopo essere stato per lungo tempo in presenza di Dio per ricevere la Legge, diviene luminosa al punto da non potere essere guardata dal popolo (Esodo 34, 29-30).

Però mai era stato scritto “Dio è luce”!

Questa espressione (insieme ad altre) è costata a Giovanni il silenzio di molti cristiani sui suoi scritti, vangeli e lettere in modo particolare. Al punto che, fino a circa 100 anni fa, molti studiosi pensavano che il vangelo di Giovanni fosse un vangelo gnostico e fosse stato scritto intorno al 180 d.C. (e quindi non poteva essere stato scritto da Giovanni di Zebedeo!), perché un’espressione come “Dio è luce” era peculiare degli gnostici e gli gnostici prosperavano, col loro linguaggio, nel Cristianesimo a partire dal II secolo in poi, in quanto si riteneva che lo gnosticismo fosse un fenomeno tipicamente cristiano, derivato da filosofie orientali, specialmente iraniche (così almeno si pensava prima della scoperta dei manoscritti di Qumran).

“Dio è luce”.
Cosa significa?
Vediamolo.
E partiamo da Qumran, località del deserto di Giuda in prossimità del Mar Morto. Dove nel 1947 vennero ritrovati casualmente antichissimi manoscritti molto importanti.
Si è scoperto che ivi abitavano i cosiddetti “figli della luce”.
“Chi erano costoro?”, avrebbe detto il buon don Abbondio di manzoniana memoria.
Erano gli Esseni, la prima comunità monastica della storia, tutta rigorosamente di razza ebraica, residente a Qumran almeno da 100 anni prima di Cristo.
Parlando di loro, Plinio il Vecchio si stupiva grandemente che vivessero in quasi assoluta castità, non avevano donne, solo alcuni si sposavano per avere figli ma vivevano ai margini della comunità vera e propria.
Quindi la castità, il culto della verginità e simili non hanno origini cristiane, come si potrebbe pensare, ma giudaiche.
Però non hanno assolutamente niente da spartire né col Pentateuco né con gli altri libri del Vecchio Testamento, perché in tutto il VT il matrimonio, e con molta prole, era tenuto in grandissima considerazione, al punto che donne come Sara moglie di Abramo, Anna madre di Samuele e Elisabetta madre di Giovanni Battista, si sentivano scarti dell’umanità per il fatto di essere sterili.

Allora deve essere un‘altra l’origine dell’ascetismo giudaico e, precisamente, essa si trova nelle riflessioni rabbiniche soprattutto sul libro della Genesi.Si trattava di riflessioni segrete, cioè riservate a pochi, che davano origine a dottrine segrete, che trovarono spazio in modo particolare nella letteratura apocalittica (Testamenti dei 12 patriarchi) e, appunto, in alcuni libri facenti parte della biblioteca degli Esseni a Qumran (Documento di Damasco).
Secondo queste speculazioni rabbiniche, nell’uomo esistono due inclinazioni: una buona (jezer hat-tobh) e una cattiva (jezer ha-ra). La cattiva nasce con l’uomo, mentre la buona nasce con l’inizio dello studio obbligatorio della Torah a 12 anni.
Inoltre, le due inclinazioni erano “controllate” da potenze angeliche che rendevano l’uomo loro succube.

Ovviamente, poiché la donna non veniva avviata allo studio della Torah, ne conseguiva che la donna restava preda della concupiscenza senza alcuna via di scampo, al punto che Tertulliano (uno dei cosiddetti padri della chiesa, II-III secolo d.C.) disse che “la donna è la porta dell’inferno”.

L’inclinazione cattiva si manifesta nel bambino con la “concupiscenza” cioè il desiderio egoistico, che viene corretto dallo studio della Torah.
Ma “concupiscenza” nell’adulto viene a significare qualcosa di ben preciso e cioè “sesso”, per cui la stessa procreazione diviene un atto peccaminoso … la Chiesa Cattolica non ha inventato proprio niente! Un vangelo gnostico dell’inizio del III secolo, il Vangelo di Maria (Maddalena) arriva a far affermare a Gesù che “… non vi è nessun peccato del mondo. Il peccato lo fate voi allorchè compite azioni che sono della stessa natura dell’adulterio, che è detto il ‘peccato’ …”Il sesso era dunque di per sé stesso peccato!
Ma c’è di più.
La creazione stessa doveva essere, quindi, una specie di procreazione, quindi frutto di concupiscenza e quindi era peccato; e allora non poteva essere stata compiuta da un Dio “buono” ma da un Dio “cattivo”.
Ed ecco trovata la fonte del dualismo gnostico, manicheo in particolare.
Ed ecco anche trovata la fonte della sessuofobia che ha dato vita all’esaltazione spropositata della vita celibataria tanto predicata nella Chiesa Cattolica (ma non solo!).

La luce.
Altro elemento della speculazione (segreta) dei rabbini ebrei.
Dice Genesi 1, 2-4: … le tenebre coprivano la faccia dell’abisso … Dio disse: Sia luce! E luce fu. Dio vide che la luce era buona … .
Dio, dunque, creò la luce prima delle fonti da cui essa sembra provenire e cioè sole luna e stelle; cosa, questa, stranissima per il primitivo uomo del tempo di Mosè.
E, in effetti, tutto l’Oriente antico non svincola mai il concetto di luce dalle fonti della luce, soprattutto il sole.
Solo la Bibbia opera questo svincolamento: la luce viene prima di quelle che erano comunemente ritenute le fonti della luce.
Di qui la speculazione rabbinica.
Quindi, se la luce viene prima di tutte le altre cose, contrariamente a quanto possa sembrare, essa deve essere stata fatta dal “Dio buono”. Addirittura, qualcuno sosteneva (in due apocrifi del VT, appartenenti alla letteratura apocalittica, Baruch Siriaco e IV Esdra) che la luce preesisteva alla creazione entro serbatoi come luce primordiale. Tutta la creazione sarebbe stata fatta a partire da questa luce primordiale.

La speculazione rabbinica, poi, arriva a considerare che la luce è la sapienza, perché questa ha il potere di illuminare la mente dell’uomo e tutte le cose. Vedi Proverbi 8, in particolare dal v. 23.


A questo punto interviene il mito della Sophia. Tanto cara a tutti gli esoteristi a partire dal periodo ellenistico per arrivare, attraverso i Templari, i Rosacroce e i massoni, per stare ai più rilevanti, ai giorni nostri, nei quali ancora si cerca il sacro graal, da sempre mito e obiettivo degli esoteristi. Chi non ha letto, o visto il film, “Il Codice da Vinci” di Dan Brown? E per ulteriore e più approfondita conoscenza dell’esoterismo templare-massonico si legga pure “Il pendolo di Foucault” di Umberto Eco.
Sophia, cioè Sapienza, la cui dimora è il cielo, scende fra gli uomini ma non trova nessun luogo che possa esserle adatto per cui se ne ritorna in cielo fra gli angeli. E allora l’ingiustizia esce dalla sua tana e dimora fra gli uomini. E’ un mito presente nel Libro di Enoch, un apocrifo del VT.

Quindi: sapienza-sophia = luce che viene dal dio buono, che preesisteva alla creazione, che era frutto del peccato di concupiscenza, peccato che tutti gli uomini commettevano per riprodursi … era l’obiettivo da raggiungere per certi cristiani presenti nelle comunità dell’Asia Minore.

Quindi l’invito di Paolo a non farsi trascinare da filosofie umane e a non andar dietro a culto degli angeli (Colossesi 2, 16-18); e anche l’esortazione di Giovanni di non andar dietro “ai seduttori” che facevano la materia frutto di peccato e con la quale Dio non poteva avere nessun contatto (Gesù non venuto in carne, I Giovanni 4, 2 e II Giovanni 7); hanno lo scopo di distogliere i credenti dal farsi tentare da quelle filosofie che circolavano e che erano anche attraenti, come tutte le mitologie. Paolo e Giovanni, insieme a Pietro, mostrano qual è il centro focale della vita e della fede, ed è solo Gesù.

Ecco perché Giovanni scrive questa sua lettera, perchè non c’è nessuna luce primordiale da ricercare, solo Dio è la luce che il credente deve cercare; e la può trovare solo in Gesù e nel suo insegnamento, che è insegnamento di considerazione del fratello e non di speculazioni filosofiche; di osservanza dei comandamenti di Dio, i quali realizzano l’amore (Romani 13, 8-10).










Rialtina!!
00giovedì 26 luglio 2012 14:19
Semplicemente.........
Semplicemente come tu hai spiegato.....Giovanni scrive perche`


........ non c’è nessuna luce primordiale da ricercare, solo Dio è la luce che il credente deve cercare; e la può trovare solo in Gesù e nel suo insegnamento, che è insegnamento di considerazione del fratello e non di speculazioni filosofiche; di osservanza dei comandamenti di Dio, i quali realizzano l’amore (Romani 13, 8-10)."
Saluti cristiani Gianna
[SM=g28004]
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