Non usare invano il nome di Jahweh ...
- nome come relazione: AT e NT
- nome come persona: Padre e Figlio
- usi del nome di Dio
Nome come relazione
E' un legame fra genitori e figli
Esprime la volontà di chi lo dà e non quella di chi lo riceve
Anticamente esprimeva, nelle intenzioni di chi lo dava, la personalità di chi lo avrebbe portato. Al punto che veniva cambiato al cambiamento della personalità del portatore del nome (esempio: Abramo-Abrahamo=Patriarca-Padre di moltitudini)
Il nome, allora, è una relazione che esprime il desiderio dei genitori per il futuro del figlio
Dio
Non ha genitori, quindi nessuno Gli ha dato un nome
Lui stesso ha voluto stabilire una relazione fra sé e l'uomo dandoSi un nome, mostrando in tal modo la Sua personalità o, meglio, una parte della Sua personalità
Il Suo nome (Antico Testamento), comunicato da Lui stesso a Mosè (vedi Esodo 3, 14) è JHWH, il tetragramma (l'antico ebraico scritto non aveva vocali, che venivano poi aggiunte fra le consonanti nella parlata, e questo spiega perchè gli Ebrei evitassero di pronunciare il nome di Dio avendo timore di pronunciarlo in maniera sbagliata. Oggi viene scritto in vari modi, Jahweh, Jehova, Geova, tutti giusti o tutti sbagliati, se volete)
La relazione stabilita con l'uomo da Dio tramite il Suo nome è: io sono, io sono presente, mantengo le mie promesse, ti aiuto nel momento opportuno
Nome come persona
Nel Nuovo Testamento avviene un mutamento del nome di Dio
Nel Nuovo Testamento si manifesta un nuovo tipo di rapporto: c'è un Figlio quindi c'è un Padre. Gesù, il Figlio, si adopera per far conoscere il nuovo nome di Dio: ... ed io ho fatto conoscere il Tuo nome e lo farò conoscere affinchè l'amore del quale tu mi hai amato sia in loro ... (Giovanni 17, 26)
Certamente non si tratta del tetragramma, perchè questo tutti gli Ebrei lo conoscevano (è presente 7000 volte nell'Antico Testamento)
Il nuovo nome è “Padre” perchè mostra la nuova relazione esistente, in Gesù, fra Dio e l'uomo, e quindi la nuova personalità con cui Egli si manifesta all'uomo. Al punto che si manifesta all'uomo nel Figlio: chi ha visto me ha visto il Padre e se aveste conosciuto me avreste conosciuto anche mio Padre: e fin da ora lo conoscete e l'avete visto (Giovanni 14, 7.9)
Usi del nome di Dio
Invano = inutilmente, senza effetto. Deriva da “vano” che significa vuoto, che non serve a nulla.
Allora, l'Ebreo del Vecchio Testamento doveva usare e pronunciare il nome di Dio nell'ambito della personalità espressa dal nome JHWH e cioè di “un sempre presente” che vede, sente e, quando invocato, aiuta a superare le difficoltà. Il libro dei Giudici è esemplificativo di questa realtà.
Non doveva essere usato come bacchetta magica per soddisfare i propri desideri.
Era una caratteristica della magìa quella di pensare che l'usare il nome di un dio o di un dèmone equivalesse ad appropriarsene la potenza, per cui maghi e stregoni usavano nomi di dei e dèmoni per effettuare le loro magìe pro o contro qualcuno.
Non doveva essere usato per sostenere il falso, nei giuramenti, per esempio.
Non doveva essere usato per giustificare il proprio operato: quante guerre o ingiustizie varie sono state commesse “in nome di Dio”?
Doveva invece essere usato per invocare aiuto, con la consapevolezza che il significato del nome di Dio, la relazione espressa dal nome di Dio stanno proprio nell'esprimere la caratteristica di una persona che è sempre presente e pronta ad aiutare.
La magìa
Nelle prime tre parole del decalogo si ritrova la costante della magìa come male molto grave da evitare con molta determinazione
La magìa non è l'antenata della religione, come si potrebbe supporre
E' invece l'antenata della scienza: entrambe si propongono di intervenire sulla realtà per modificarla, la scienza mediante le varie precise tecniche intellettuali e strumentali, la magìa tramite riti e formule usati con molta precisione e accuratezza.
Era dunque, per l'uomo antico (ma non solo!), un modo per evitare di rivolgersi a Dio per le proprie necessità: il mago o stregone al posto di Dio (prima parola), un determinato uso di immagini e raffigurazioni (seconda parola), un nome divino come bacchetta magica (terza parola)
Maghi, immagini e nomi divini li puoi in qualche modo tenere sotto il tuo controllo; Dio no! Con Dio devi affidarti completamente a Lui.
E', tutto sommato, quello che ha fatto Adamo all'inizio: ha voluto fare da sé, non voleva riconoscere la sua insufficienza, ha tolto di mezzo Dio e ci ha messo sé stesso, rivolgendosi a maghi e stregoni, a immagini e nomi vari.