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Studiamo la Bibbia on line

E - I titoli dati a Gesù: Messia-Figlio di David

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    AlfredoGennari
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    Città: PIAN DI SCO
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    00 25/06/2015 18:39
    MESSIA - FIGLIO DI DAVID

    La parola “messia” viene dall’ebraico e significa “unto”.
    Ma la cosa non finisce lì, non è così semplice come potrebbe apparire a una lettura superficiale; infatti l’ebraico ha due parole che potrebbero essere tradotte con “unto” ma che, in realtà, hanno sfumature molto diverse l’una dall’altra: queste parole sono “mashua” e “mesiah”.

    La prima, “mashua”, è participio passato, la seconda, “mesiah”. è sostantivo.

    In italiano possiamo avere degli esempi in tal senso. Se io dico “la persona amata” uso il participio passato del verbo “amare” come aggettivo; ma se io dico “l’amata” uso la stessa parola come sostantivo, quasi come nome proprio.

    Così nell’ebraico: si usa “mashua”, participio passato, per indicare l’oggetto dell’azione di “ungere”, che può essere una persona (Numeri 3, 3 indica sacerdoti) o un oggetto (Genesi 28, 18-19 indica una pietra commemorativa).

    Si usa invece “mesiah”, sostantivo, per indicare la persona, l’individuo, nel senso assoluto quasi di nome proprio, ed è usato solo per persone e mai per oggetti, e per di più viene usato solo per “persone particolari”.

    A completare la particolarità di questa parola vi è l’osservazione che essa viene usata specialmente nell’espressione “mesiah Jahweh”, “unto di Jahweh”, che indicava sempre qualche persona speciale, la quale assumeva così le caratteristiche di “prescelta di Jahweh”, “protetta di Jahweh”, e quindi “inviolabile” (vedi I Samuele 24, 7), e su di essa scendeva lo Spirito di Jahweh.

    Nella Bibbia, questa espressione una sola volta viene applicata ai patriarchi, Abramo Isacco e Giacobbe (Salmo 105, 15).
    In altri quattro passi (Levitico 4, 3.5.16 / 6, 15) essa viene applicata ai sommi sacerdoti.

    Ma soprattutto questa espressione viene usata per il re, persona speciale per eccellenza.

    Il re era la guida del popolo di Dio, aveva praticamente il posto di Dio alla guida del Suo popolo. Anche se originariamente non era intenzione di Dio di dare una guida umana al Suo popolo (vedi I Samuele 8), tuttavia Egli alla fine acconsentì e, a quel punto, il Suo Spirito scese sul re.
    Saul, il primo re prescelto, fu “l’unto di Jahweh”. Per lui questa espressione è usata un maggior numero di volte che per David. Saul avrebbe dovuto guidare il popolo di Dio in obbedienza ai Suoi comandi, dati tramite il profeta Samuele. Ma quando Saul preferì fare di testa propria lo Spirito di Jahweh si ritirò da lui (I Samuele 16, 14).

    Penso di poter fare questa assimilazione: l’unzione da parte di Jahweh nel VT equivaleva alla discesa dello Spirito Santo nel NT, in particolare sugli apostoli nel giorno di pentecoste ma anche su ogni singolo cristiano col battesimo. E la differenza più importante è che mentre l’unzione del VT era riservata a pochi individui, lo Spirito Santo del NT era dato a tutti coloro che avevano fede in Gesù.
    David sostituì Saul come “unto di Jahweh”, dopo che lo Spirito di Dio si era ritirato da Saul.(I Samuele 16, 13).

    David divenne il prescelto da Jahweh e, come tale, fu sotto la protezione di Dio, in quanto David sempre ubbidì ai comandi di Dio. Questa ubbidienza gli ottenne protezione non solo per la sua persona ma anche per tutti i suoi discendenti, al punto che anche i re che sedettero sul suo trono dopo di lui vennero designati col titolo “unto di Jahweh” (vedi II Samuele 7, 11-16 / II Cronache 6, 42 / Salmo 89, 4 / Salmo 132, 10-11).

    CONSIDERAZIONE - A questo punto sembra che il titolo “unto di Jahweh” o “messia” debba essere collegato unicamente col re David e la sua stirpe e certamente non ci si sbaglierebbe di molto nel giungere a questa conclusione.
    Ma se osserviamo a fondo i motivi per cui tale titolo viene usato per i re davidici, come anche fu usato per Saul, possiamo dire che avendo Dio nella Sua mente “programmato” un certo piano per la salvezza dell’umanità, utilizzava tutti gli strumenti più adatti allo scopo della realizzazione dei Suoi piani. Per cui potremmo dire che tutti gli strumenti (persone, non cose) adatti al raggiungimento dello scopo primario (la venuta di Cristo), vennero designati col titolo di “unto di Jahweh” o “messia”.
    E così vediamo che il titolo di “messia” o “unto di Jahweh” viene dato anche a un re non di stirpe davidica, come Jeu, unto re del regno del nord da Elia per comando di Jahweh (I Re 19, 16), e addirittura a un re siriaco come Azael (I Re 19, 15). Queste due unzioni (oltre a quella di Eliseo I Re 19, 16) da parte di Jahweh e per mano di Elia, furono necessarie in quel momento storico per contrastare l’idolatria di Acab re d’Israele (I Re 19, 17), che stava trascinando tutto il popolo verso l’adorazione di dei stranieri.
    Quando poi i re davidici furono resi assolutamente impotenti a guidare il popolo di Dio verso la realizzazione del piano divino, quando cioè essi erano deportati e schiavi in Babilonia, Dio addirittura suscitò un re persiano, Ciro, chiamato espressamente “unto di Jahweh” o “messia” (Isaia 45, 1). Ciro permise il ritorno degli Ebrei in Palestina e la ricostruzione di Gerusalemme e del tempio, sotto la guida di Zorobabele, discendente di David. Si ricompose, dunque, con Zorobabele, la stirpe di David per arrivare alla “progenie” promessa.
    Certamente Ciro fu uno strumento per la realizzazione dei piani di Dio.

    MATTEO chiama Gesù “Figlio di David” ma è come se lo chiamasse “messia”, “cristo” in greco, perché David e i suoi discendenti erano chiamati “unto di Jahweh”.

    Matteo va oltre un semplice fatto di discendenza: il nome di Gesù significa “Jahweh salva”, quindi in Gesù si realizza la promessa di salvezza fatta a David, salvezza che si perpetua nei tempi e che avrebbe riguardato, da quel momento, tutta l’umanità.

    E inoltre, Matteo raccontando il come Gesù fosse nato, lascia chiaramente intendere che nel suo caso si trattava di un “unto di Jahweh” ben diverso da tutti i precedenti, al punto che “unto di Jahweh” o “messia”, “cristo” in greco, diventa un nome proprio; sarà Paolo a dare a questo titolo la forma di nome vero e proprio, quando nelle sue lettere lo chiamerà spesso Gesù Cristo o Cristo Gesù, quasi come si trattasse di nome e cognome.

    Matteo si accontenta di metterci la pulce nell’orecchio (Matteo 22, 41-46): Se dunque David lo chiama “Signore”, come può essere suo figlio?
    E nessuno poteva replicargli parola ...



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    Orchidea
    Post: 520
    Sesso: Femminile
    00 27/06/2015 12:37
    La parola Messia deriva dall'ebraico Mashiach, che significa Unto. L'equivalente parola greca è Christos, tradotta in italiano con Cristo. Quando dunque si afferma che Gesù di Nazareth è il Messia o il Cristo si afferma che egli è l'Unto, cioè, Unto da Dio di Spirito Santo. Gesù stesso disse, alzatosi per leggere il libro del profeta Isaia, pronunciò queste parole: "Lo Spirito del Signore è sopra me; perciò mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha mandato ad annunciare la liberazione ai prigionieri, e ai ciechi il recupero della vista; a rimettere in libertà gli oppressi, e a predicare l’anno accettevole del Signore" (Luca 4:18-19).
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    AlfredoGennari
    Post: 630
    Città: PIAN DI SCO
    Età: 76
    Sesso: Maschile
    00 27/06/2015 13:45
    Certo!!
    Ma Gesù è l'unico vero "unto di Jahweh", l'unico in grado di fare realmente ciò che è scritto nel passo che hai citato. E' l'unico perché lui è speciale, non è uno dei tanti "unto di Jahweh" (anche Saul lo era!).
    Perché Gesù sia così speciale e unico lo vedrai nel corso dello studio che sto pubblicando; questo "perché" sarà detto esplicitamente da Paolo e, ancor più, da Giovanni.
    Intanto ti basti questo: Gesù non è un qualsiasi "unto di Jaweh", ma è tutto speciale, straordinario, UNICO.