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PAOLO

L’apostolo Paolo non fa una storia organica della vita di Gesù; i quattro vangeli, anche se in modi diversi, hanno come argomento la vita, la persona, gli insegnamenti e le opere di Gesù di Nazareth; ognuno di essi la espone da diversi punti di vista, ma tutti hanno lo stesso argomento: Gesù di Nazareth.
Paolo, invece, scrive le sue lettere alle chiese, quelle da lui stesso fondate o anche altre non fondate da lui come la chiesa di Roma.
E gli argomenti che tratta sono sempre in risposta a domande o problemi sorti nelle chiese alle quali scrive.
Ovviamente i membri di tali chiese avevano tutti la fede in Gesù Cristo, che conoscevano soprattutto dalla predicazione degli apostoli o dei loro collaboratori; ma anche dai primi scritti che già circolavano, come ad esempio i manoscritti del vangelo di Marco che fu scritto intorno al 45; le lettere di Paolo sono tutte posteriori ad esso, mentre la più antica lettera fu quella di Giacomo che viene data come quasi contemporanea al vangelo di Marco, si dice di due anni posteriore ad esso.
Quindi Paolo non aveva la motivazione per scrivere organicamente su Gesù; tuttavia spesso gli capitava di parlarne e in tali occasioni esprimeva la sua fede e la sua concezione circa la persona di Gesù.
Quindi si trovano, un po’ in tutte le sue lettere, suoi pensieri su Gesù ed in base a questi ultimi ci si può fare un’idea di ciò che lui, Paolo, pensava di Gesù.
Si tratta quindi di vedere, uno per uno, almeno i principali brani che ci danno il pensiero di Paolo su Gesù. E voglio iniziare con

TITO 2, 13
... aspettando ... l’apparizione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore Cristo Gesù
Secondo Paolo, Cristo Gesù è “grande Dio” e “salvatore”, egli non usa mezzi termini.
Qualcuno sostiene che qui Paolo stia parlando della doppia apparizione di Dio e di Gesù; e in questo caso bisognerebbe tradurre così: “aspettando … l’apparizione del nostro grande Dio e del salvatore Cristo Gesù”. La Torre di Guardia traduce proprio in questo modo.
Ma questa traduzione non è corretta perché 1) nel greco non c’è l’articolo davanti a “salvatore” per cui entrambi gli attributi “grande Dio” e “salvatore” devono essere riferiti a “Cristo Gesù”, visto che tutto il contesto immediato parla di lui; e perchè 2) la chiesa del NT era in attesa dell’apparizione di Gesù, cioè della parusìa di Gesù e non dell’apparizione di Dio, mai infatti si parla nella Bibbia di apparizione di Dio.
Inoltre, in questa stessa lettera, lo stesso attributo “salvatore” viene dato indifferentemente a Dio e a Cristo Gesù (1, 3 / 2, 10 / 3, 4 per Dio; e 1, 4 / 2, 13 / 3, 6 per Cristo Gesù).

ROMANI 9, 5
... e dai quali proviene, secondo la carne, il Cristo che è sopra tutte le cose Dio benedetto in eterno ...
Questo passo fa il paio con il precedente, Cristo viene definito da Paolo “Dio benedetto in eterno”.
Tuttavia, questo passo potrebbe anche essere tradotto: “… e dai quali proviene, secondo la carne, Cristo che è sopra tutte le cose. Dio sia benedetto in eterno …”; infatti, il greco non avendo punteggiatura, lascia questa seconda possibilità.

FILIPPESI 2, 7
... Cristo Gesù, il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l’essere uguale a Dio ... ma svuotò sé stesso , prendendo forma di servo ...
Paolo qui sta dicendo che “qualcuno”, uguale a Dio, ha “eliminato” da sé stesso (si è svuotato) qualcosa (Giovanni 17, 5 dice “la gloria che aveva prima che il mondo fosse”) che lo rendeva uguale a Dio; in tal modo questo “qualcuno” potè prendere la forma di servo.

Se Paolo aveva in mente quello che vien chiamato “principio di identità”, e cioè che ogni cosa può essere uguale solo a sé stessa, allora qui sta dicendo che Dio stesso è Cristo Gesù, non certamente come corpo fisico, ma come parte spirituale; in altre parole, Dio decide di “svuotare” sé stesso della propria gloria per poter prendere un corpo umano che Gli consenta di vivere in mezzo agli uomini. Questo è anche detto, con parole diverse, da Giovanni.
Il corpo umano è un limite allo spirito, ad esempio non puoi essere contemporaneamente in più luoghi, per cui Dio, entrando in un corpo umano, limita Sé stesso e si rende sottomesso a Sé stesso a causa della debolezza del corpo umano che volontariamente ha assunto come dimora temporanea.

Certamente Paolo deve avere le idee ben chiare per fare le affermazioni che fa in questi tre passi: Gesù Cristo o Cristo Gesù è Dio (notare che non dice mai solo “Gesù”!!).
Dicendo che “Cristo Gesù è Dio”, Paolo elimina la concezione, propria della filosofia greca, secondo cui l’anima, o spirito, è rinchiusa dentro il corpo materiale quasi come prigioniera.
Questo concetto è assolutamente assente dal pensiero biblico in quanto un uomo è ritenuto una cosa unica e non la “miscela” corpo-anima, un po’ come olio e acqua che non si fondono mai perfettamente ma restano sempre separati. Il concetto che la Bibbia ha dell’uomo è quello di un essere perfettamente amalgamato nelle sue componenti per cui dire una delle sue componenti è equivalente al dire il tutto o al dire un’altra delle sue componenti. Così se io dico “l’anima di Alfredo” in realtà dico “Alfredo”; oppure, se dico “il corpo di Alfredo” dico “Alfredo”; e se dico “il corpo di Alfredo” in realtà dico anche “l’anima di Alfredo”.
Quindi, se Paolo dice che “Cristo Gesù era in forma di Dio”, intende tutto l’essere di Gesù Cristo e non certamente una sola delle sue componenti.