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I Giovanni 1, 5-10

Ultimo Aggiornamento: 30/06/2012 19:12
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Città: PIAN DI SCO
Età: 76
Sesso: Maschile
29/05/2012 16:41

Esegesi: I Giovanni 1, 5-10

5a Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che vi annunciamo:
Giovanni lo dice chiaramente, senza mezzi termini, l’ho sentito da lui con le mie orecchie quindi ve lo posso riferire senza tema di smentita, perché anche gli altri 11 che erano con me ve lo confermano e, anzi, qualcuno di loro ve lo sta comunicando o ve lo ha già comunicato.
Questa, quindi, la fonte dell’autorità con cui Giovanni annuncia il suo insegnamento: averlo udito direttamente da lui, Gesù.


5b Dio è luce e in Lui non ci sono tenebre.
Luce significa vedere bene, significa essere visibili; significa vedere gli ostacoli e quindi evitarli; significa riconoscere una cosa o una persona per quello che veramente è.
Al contrario, tenebra significa non vedere, non essere visibili, non evitare gli ostacoli, non riconoscere cose e persone per quello che sono.

Questo riferimento di Giovanni al dualismo luce-tenebre ha fatto sì che molti sentissero “puzza” di gnosticismo nei suoi scritti; anche il suo vangelo è stato spesso ritenuto simile, nel suo esprimersi, al modo con cui gli gnostici si esprimevano.
Ma a differenza degli gnostici, che vedevano nella luce un obiettivo da raggiungere tramite la conoscenza (in greco “gnosis”, appunto), Giovanni ci vede, invece, una qualità che permette la praticissima azione del “vedere”.

Ma vedere cosa? Soprattutto tre cose.
1° – abbiamo comunione l’uno con l’altro (v.7).
Cioè “vediamo” che il nostro fratello è simile a noi stessi, che ha problemi, esigenze, desideri simili ai nostri e pertanto ci sentiamo vicini a lui.
Lo gnostico, invece, tutto teso a cercare la luce della conoscenza, si dimentica di chi gli sta accanto e pratica un cammino solo suo.
Strano a dirsi, ma lo gnosticismo, condannato come eresia nel II secolo dalle chiese di quel tempo, è, al contrario, penetrato profondissimamente nella cristianità dei secoli successivi in due modi: con l’eremitaggio di tanti cosiddetti “santi uomini” e con l’elogio spropositato della verginità, ritenuta superiore al matrimonio.
Ma di questo parlerò prossimamente in una delle mie schede di approfondimento.

2° - Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi (v. 8 dello stesso tenore sono i vv. 9 e 10).
Quindi “vediamo”, cioè riconosciamo, di essere mancanti in tantissime cose, di essere deboli e bisognosi di aiuto; esattamente come dei bambini che ricorrono continuamente ai loro genitori. Non è certo un caso che Gesù dica (Matteo 19, 13): “ … il regno dei cieli è per chi assomiglia a loro …”.
E se, come bambini, chiediamo aiuto, Gesù ci farà da “avvocato” presso il Padre, cioè perorerà la nostra causa, come un bravo avvocato difensore.
Il termine greco qui tradotto con “avvocato” è “parakletos”; altrove (Giovanni 14, 16 / 16, 7) è tradotto con “consolatore” e viene detto dello Spirito Santo.

3° - Da questo sappiamo che l’abbiamo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti (cap. 2 v. 3).
Giovanni non perde occasione per far risaltare il suo ruolo di testimone: ci sta dicendo, infatti, che lui osserva i suoi comandamenti perché lo ha conosciuto e non può fare a meno di camminare come lui camminò (2, 5-6).
Al contrario, quelli che parlano tanto di conoscenza e trascurano i fratelli, e ad essi non pensano affatto, perché troppo presi dal “cercare” la luce, in realtà non l’hanno conosciuto perché la prima cosa da fare sarebbe, allora, avere un occhio di riguardo per i propri fratelli (2, 9).
Infatti, la prima regola data da tutta la Bibbia è quella di non far del male al proprio fratello, di rispettarlo e rispettare tutte le sue cose.
I 10 comandamenti sono molto chiari: non ucciderlo, non rubargli, non prendergli la moglie, non infangarlo con menzogne, addirittura non desiderare neanche di prendergli né le sue cose né sua moglie.
Questa è l’osservanza prima dei suoi comandamenti.
Dice Paolo (Romani 13, 10): l’amore non fa nessun male al prossimo; l’amore quindi è l’adempimento della legge.

Gesù ha insegnato proprio questo: che Dio è luce senza alcuna tenebra, che se noi camminiamo nella luce – cioè in Lui tramite Gesù – osserveremo i suoi comandamenti che consistono nel considerare, rispettare e amare il nostro prossimo.
Con buona pace dei “cercatori di luce” che stavano penetrando sempre di più nelle chiese del tempo; soprattutto nelle chiese dell’Asia Minore, l’attuale Turchia, alle quali, quasi in contemporanea, anche Paolo (Efesini e Colossesi) e Pietro (con le sue lettere) si rivolgevano.
L’Asia Minore era un crogiolo di culti e filosofie, di esoterismo religioso e filosofico, che si stava trapiantando nella giovane chiesa di Cristo: tra non molto, scomparsi gli apostoli, apparirà evidente la deformazione. Ne riparleremo.





[Modificato da AlfredoGennari 30/06/2012 19:12]
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