00 23/12/2013 12:38
Non uccidere

Gn 9, 6
Il sangue di chiunque spargerà il sangue dell’uomo sarà sparso dall’uomo, perché Dio ha fatto l’uomo a sua immagine


Il “non uccidere” è senza dubbio quello, fra i comandamenti, che più ogni altro rende evidente lo scopo principale del decalogo “affinchè tu viva e ti moltiplichi” (Deuteronomio 30, 16): se l’uomo uccide l’uomo, non esiste possibilità di vita né di crescita.

L’omicidio è quello che la sesta parola proibisce esplicitamente.

Due modi di uccidere un altro uomo: sono ben evidenziati dalla Bibbia nei brani Esodo 21, 12-14 / Deuteronomio 19, 1-13 / Giosuè 20, 2-6.

Un momento di rabbia-Un incidente - Questo tipo di omicidio viene considerato da Dio con una certa indulgenza, al punto che viene offerta all’omicida la possibilità di sfuggire alla vendetta dei parenti o amici della vittima.
Dio, infatti, aveva fatto stabilire alcune città, dette “città di rifugio”, nelle quali l’omicida poteva rifugiarsi e dentro le quali il cosiddetto “vendicatore del sangue” (che non era altro che il parente più stretto dell’ucciso) non poteva attuare la sua vendetta. In questo modo, l’omicida poteva spiegare le sue ragioni e ottenere, diciamo così, una giusta valutazione del suo operato.

Con premeditazione e odio - Per questo tipo di omicidio non c’era nessuna indulgenza, solo “vita per vita”.
Ed è questo secondo modo di uccidere che Dio vuole proibire e che punisce inesorabilmente con la morte: Se qualcuno insidia e uccide il suo prossimo con premeditazione, tu lo strapperai anche dal mio altare, per farlo morire (Esodo 21, 14).

Esso, infatti, prevede l’odio dell’uomo contro l’uomo e questo è nettamente in contrasto con l’amore che Dio ha avuto per l’umanità.
Gesù, il cui insegnamento si impernia sull’amore per il prossimo, arriva a dire che già l’adirarsi contro il fratello o l’offenderlo verbalmente, può essere considerato passibile di giudizio (Matteo 5, 21.22) al pari dell’omicidio: risulta evidente, allora, che è proprio il sentimento di odio e collera che deve essere inibito perché è da lì che poi si materializza l’omicidio.

Rispetto per la vita - Oggi viviamo tempi molto diversi rispetto a quelli in cui Mosè riceveva da Dio le dieci parole. La sensibilità verso questo comando è molto più forte di allora: l’idea di uccidere, non solo un altro uomo ma anche un animale, fa rabbrividire molte persone.

Oggi si parla di “rispetto per la vita” per dire che in nessun modo, sotto nessuna forma, è lecito togliere una qualsiasi vita.
Però mi devo fare una domanda, forse assurda: una zanzara, la devo considerare vita? mi devo lasciare pungere tranquillamente da essa senza fare niente? quando entro in un locale pubblico che usa quelle “graticole” elettriche per arrostire le zanzare, mi devo scandalizzare e gridare alla mancanza di rispetto per la vita? non devo comprare un pollo al supermercato per protestare contro l’uccisione dei polli?
Capisco che si tratta di casi estremi, che però mi aiutano a capire che devo discernere e vedere bene il senso del cosiddetto “rispetto per la vita”, spesso un ragionamento per assurdo aiuta a vedere la normalità.

La sesta parola mi dice che non devo uccidere un uomo per l’odio che gli porto, altrimenti anch’io sarò inesorabilmente ucciso: qualsiasi altro modo di far cessare una vita va considerato a parte.