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IL VANGELO DI MATTEO

Il vangelo di Matteo è chiaramente uno scritto rivolto principalmente a credenti o, comunque, a lettori di cultura ebraica; questo si deduce soprattutto dal gran numero di citazioni di scritture del Vecchio Testamento di cui Matteo vuol mostrare l’adempimento in Gesù.
Una delle caratteristiche di questo vangelo è che si è detto che fosse stato scritto originariamente in aramaico e poi tradotto in greco; ma gli studiosi escludono che possa essere andata così.
Piuttosto è interessante notare che circolavano, nei primissimi tempi della chiesa, molti (o forse uno solo con molti nomi? Vedi studiamolabibbia.freeforumzone.leonardo.it/d/10791002/Vangeli-apocrifi-1/discussi... e studiamolabibbia.freeforumzone.leonardo.it/d/10778884/Il-Matteo-aramaico/discussi... ) vangeli in aramaico rivolti a un uditorio di cristiani provenienti dal Giudaismo, i cosiddetti giudaizzanti. Costoro pensavano che anche i Gentili (= non ebrei) che volevano diventare cristiani avrebbero dovuto osservare la Legge di Mosè a cominciare dalla circoncisione. Questa disputa sarebbe stata chiarita in seno alla prima chiesa nata dalla predicazione apostolica, quella di Gerusalemme; e fu chiarita nel senso che i Gentili non dovevano sottoporsi alla Legge di Mosè.
Questi cristiani giudaizzanti rimasero una piccola minoranza all’interno della chiesa di Cristo e vollero ostinarsi ad osservare solo il vangelo aramaico di Matteo (ma che non ha niente a che vedere col Matteo che conosciamo); questo Matteo aramaico, però, sembrerebbe avere altri nomi (vangelo degli Ebrei, degli Ebioniti, dei Nazarei, dei Dodici) pur essendo un solo libro (vedi i link più sopra).

Anche Matteo, come Marco, mostra alcuni eventi della vita di Gesù che lasciano intendere quanto Gesù fosse eccezionale e unico.
1, 1 – Genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo
L’approccio di Matteo alla vicenda di Gesù è diverso da quello di Marco.
Matteo intende mostrare due cose: 1) Gesù è la realizzazione delle promesse fatte ad Abramo, promesse realizzatesi tramite Davide; 2) fin dalla nascita Gesù è qualcosa di speciale.
Se il vangelo di Marco si rivolgeva a persone credenti provenienti sia dall’ambiente palestinese che da quello extra Palestina, Matteo si rivolge invece intenzionalmente in misura maggiore ai credenti di origine ebraica: infatti è quello, fra i quattro evangelisti, che ha il maggior numero di citazioni dal VT. In questo modo Matteo vuol mostrare ai suoi connazionali:
1) che Gesù di Nazareth è il punto di arrivo di tutta la storia del VT.
Sono 41 le citazioni dal VT e 37 di queste vengono introdotte dall’espressione “affinchè s’adempisse”. Sembra quasi che voglia tranquillizzarli sul fatto che ciò che era accaduto fra di loro era stato previsto e voluto dal Dio d’Israele, il quale non aveva dimenticato il Suo popolo ed aveva mantenuto tutte le Sue promesse riguardanti “il profeta simile a Mosè”, il messia “figlio di Davide” che avrebbe occupato il trono del grande re Davide, e la genealogia del cap. 1 mostra come Gesù discenda dal re Davide e come, quindi, ne sia il figlio;
2) col racconto della nascita, Matteo mostra come la persona di Gesù sia eccezionale ed unica in tutta la storia: Gesù nasce non come frutto di una rapporto sessuale fra un uomo e una donna, ma per uno speciale intervento di Dio su una donna. In tutta la storia biblica non c’è nessuno che non sia nato da un rapporto sessuale, Gesù è l’unico.
Già in questi due punti Matteo mostra l’eccezionalità e l’unicità dell’uomo Gesù di Nazareth.

9, 2 - ... coraggio, i tuoi peccati sono perdonati ...
9, 3 – “Costui bestemmia”
12, 8 - ... perchè il Figlio dell’uomo è signore del sabato ...
8, 27 - ...che uomo è mai questo che anche i venti e il mare gli ubbidiscono ...
14, 33 ... e il vento si calmò. Allora quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui dicendo: “Veramente tu sei Figlio di Dio”
27, 54 – “Veramente costui era Figlio di Dio”

Matteo arriva alla stessa conclusione di Marco: “veramente costui era Figlio di Dio”. Matteo , però, prospetta questa conclusione già prima, nell’episodio di Gesù che cammina sulle acque e calma il vento e il mare, oltre che nella cosiddetta confessione di Pietro di 16, 16.
Anche Matteo mette in evidenza alcuni fatti, gli stessi di Marco, che lasciano dedurre ai lettori che persona fosse Gesù

Matteo aggiunge però un elemento, anch’esso molto importante: e cioè che Gesù si permette di “toccare” la stessa legge di Mosè; non certamente per abolire o abrogare ma per completare, o compire o perfezionare, rendere perfetta (5, 17). Lo vediamo dai seguenti esempi.
5, 21-22 - ... voi avete udito che fu detto ... ma io vi dico ... (anche 5, 27-28 / 31-32 / 33-34)
Gesù si riferisce al decalogo, cioè una legge che non verrà mai meno; anche Paolo riterrà il decalogo come una legge che non viene mai meno e che, anzi, viene adempiuta nella legge dell’amore portata da Gesù (Romani 13, 8-10 / Matteo 22, 37-40).
Il resto della legge di Mosè, invece, verrà meno proprio con la venuta di Gesù in mezzo agli uomini, perchè essa era un mezzo, un pedagogo che doveva portare a Cristo (Galati 3, 24-25). La lettera agli Ebrei lo dice piuttosto chiaramente (Ebrei 8, 13).

Nessun rabbino o scriba o Fariseo si sarebbe mai permesso di “completare” la legge data da Dio, Gesù invece se lo permette e in questo dimostra di avere un’autorità tutta particolare.

Anche Matteo, come già Marco, riunisce in Gesù i tre titoli più importanti nella storia biblica: Messia-Cristo, Figlio di Dio e Figlio dell’uomo.
Ne aggiunge uno, Figlio di Davide, ma questo è quasi un sinonimo di Messia-Cristo.

Matteo, come già Marco, s limita a mettere in evidenza quegli episodi particolari che denotano in Gesù la presenza di “qualcosa” di assolutamente eccezionale in un uomo. Matteo non dice niente di più, a parlarne in modo chiaro saranno Paolo e Giovanni.